Mentre il mondo commemora il genocidio degli armeni risalente esattamente a un secolo fa, per la prima volta anche la Turchia apre a una piccola rimembranza. Nei giorni scorsi infatti il primo ministro Davutoglu ha rilasciato una dichiarazione dicendo che la Turchia “condivide il dolore degli armeni”. Tutto questo senza mai usare la parola genocidio che il governo rifiuta decisamente. Come si sa ci sono stati attacchi molto duri nei confronti del papa che aveva usato questa parola. Inoltre i turchi hanno spostato a oggi la commemorazione per la vittoria nella battaglia di Gallipoli durante la Prima guerra mondiale che si tiene di solito il 25 aprile, proprio per distogliere l’attenzione della Turchia dalle commemorazioni armene. Oggi nella capitale armena, Erevan, si è tenuta una commemorazione davanti al Memorial Dzidzernagapert a cui sono intervenuti fra gli altri Putin e Hollande. Il presidente russo ha detto che non ci può essere alcuna giustificazione per l’uccisione di massa delle persone mentre Hollande ha assicurato che la tragedia armena non sarà mai dimenticata. Simbolo delle commemorazioni armene sono il colore viola e la frase “non dimenticateci”.
Si terranno oggi a Erevan le commemorazioni del centesimo anniversario del genocidio armeno da parte dell’Impero ottomano. La cerimonia si svolgerà presso il Memorial Dzidzernagapert, dove il presidente armeno Serzh Sargsian ha accolto le delegazioni straniere giunte per ricordare il massacro di un milione e mezzo di persone sempre negato dalla Turchia. Presente anche il presidente russo Vladimir Putin che a seguire avrà incontri bilaterali con il presidente armeno e quello francese Francois Hollande, anche lui arrivato a Erevan.
La più grande canonizzazione della storia. E’ quella che si è tenuta ieri a pochi chilometri dalla capitale dell’Armenia, il giorno prima del centesimo anniversario dei tragici fatti. L’ha presieduta il patriarca di tutti gli armeni Karekine II canonizzando tutte le vittime del genocidio, un milione e mezzo di persone davanti alla cattedrale di Echmiadzin considerata la più antica di tutta la cristianità in quanto risalente al IV secolo dopo Cristo. E’ il maggior numero di martiri della storia della Chiesa. Non ha avuto problemi a definire più volte il massacro con il termine genocidio che il governo turco, ma anche le Nazioni Unite, rifiutano di usare: “Durante i difficili anni del genocidio degli armeni milioni del nostro popolo sono stati sradicati e massacrati in maniera premeditata, uccisi col fuoco e con la spada, assaggiando i frutti amari della tortura e del dolore”. Alla fine della cerimonia hanno suonate le campane cosa che si è ripetuta in molti paesi del mondo, da New York a Parigi, da Madrid a Venezia, dove vivono in maggior parte i discendenti degli armeni fuggiti dal loro paese. Oggi in Armenia si terranno le cerimonie civili a cui dovrebbero prendere parte capi di stato come Hollande e Putin. Per la Turchia nessun genocidio: al massimo 300mila persone morte di fame per colpa della guerra civile.