Il 26 aprile 2015 ricorre il ventinovesimo anniversario del più grave incidente nucleare avvenuto mai nella storia: quello di Chernobyl. Facciamo un passo indietro. Ecco cosa avvenne quel tragico 26 aprile 1986: nell’unità numero 4 della centrale nucleare di Cernobyl in Ucraina (all’epoca Unione Sovietica) era in corso un esperimento per verificare se in caso di perdita di potenza dovuta a qualche malfunzionamento il sistema di raffreddamento della centrale sarebbe stato ugualmente efficente da garantire il buon funzionamento dei feneratori di sucurezza. Così la potenza venne volutamente fatta scendere al 25 per cento e disattivato il sistema di sicurezza che però non si azionò automaticamente come si sperava. Così si dovette intervenire facendo rialzare di nuovo la potenza, ma anzichè farlo gradatamente, la temperatura salì velocemente e poichè i reattori a grafite hanno la caratteristica di aumentare la potenza delle reazioni nucleari se sottoposti ad alte temperature, si perse totalmente il controllo del reattore provocando una violentissima esplosione e le fiamme durarono per 9 giorni, data l’alta proprietà infiammabile della grafite. Ci vollero circa 1800 voli di elicottero per spegnere l’incendio con sabbia e piombo e fatte evacuare più di 170mila persone nel raggio di 30 km. Le persone coinvolte nei vari anni nelle operazioni di ripristino dell’area colpita sono state dai 600 agli 800mila e i dati ufficiali dicono che nel corso degli anni 25.000 di queste sono decedute, ma altre fonti affermano che questa cifra è molto più alta. Le conseguenze di questa catastrofe si piangono ancora oggi e ai tempi non si pensava a simili retroscena tanto che allora la stessa Russia tardò a dare l’allarme al resto d’Europa, la nuvola radioattiva si propagò in tutti i paesi vicini tanto da mandare in tilt una centrale svedese che cominciò a registrare un allto tasso di radioattività proveniente dal sottosuolo. Dalla Svezia infatti scattarono i primi allarmi che furono poi confermati da un ansa proveniente dalla stessa Unione Sovietica. A distanza di anni la situazione in Bielorussia, Russia e Ucraina è ancora gravissima: come sottolinea legambiente più di 5 milioni di persone vivono ancora in zone altamente contaminate e i casi di tumori e leucemie, soprattutto fra i bambini, sono elevatissimi. Come se ciò non bastasse si sta provvedendo alla costruzione di una nuova centrale nucleare a Ostrovets, nel nord della Bielorussia, a soli 55 km dal confine con la Lituania, senza che i lavori di rigenerazione di Chernobyl siano stati ultimati, anzi lo stato di sicurezza risulta sempre precario. Intanto legambiente continua col suo progetto per salvaguardare i bambini di Chernobyl con l’operazione “Rugiada”, ospitando gran parte di loro in centri all’avanguardia situati in località non contaminate della Bielorussia, facendoli dedicare ad attività didattiche, nutrendoli con cibi sani e sottoponendoli a periodici controlli medici. Inoltre si sta lavorando al progetto di collocare nelle scuole delle aree ancora radioattive delle speciali serre per la produzione di frutta e verdura non contaminata destinate alla buona alimentazione degli studenti. Con l’occasione di qesto anniversario l’ Onu invita tutta la popolazione mondiale a non dimenticare e a non lasciare sole le povere vittime di questo disastro, che ricordiamo ancora una volta, sono soprattutto bambini.