Secondo indiscrezioni pubblicate nelle ultime ore dal giornale Al-Ayat, volgerebbe ormai al termine la parabola di al-Qaeda. Il leader di quello che sino a qualche tempo fa era considerato in maniera pressochè unanime il gruppo terroristico più minaccioso in assoluto per gli Stati Uniti e i loro alleati, oltre che per i paesi arabi moderati, Ayman al-Zawahri, avrebbe infatti invitato le varie cellule terroristiche sparse per il mondo a sciogliersi. Inoltre avrebbe dato allo stesso tempo il suo placet per il loro confluire nei gruppi di carattere locale oppure per entrare a far parte del Daes, lo stato islamico più conosciuto a livello mediatico come Isis. L’organizzazione guidata da Abu Bakr al Baghdadi sarebbe così destinata a prendere rapidamente il posto del network terroristico creato nel 1987 da Osama bin Laden in Afghanistan.
L’intenzione espressa dal medico egiziano che ha preso la guida di al-Qaeda sarebbe stata riferita in particolare da Aimen Dean, uno di coloro che aiutarono Osama bin Laden a mettere in piedi l’organizzazione, poi diventato una spia al soldo dei servizi segreti britannici a partire dal 1998. Proprio Dean, il quale godrebbe ancora di buone entrature nella creatura che ha contribuito a fondare, avrebbe infatti confidato al giornale pan-arabo che la cellula qaedista operante in territorio siriano, il Fronte al-Nusra, avrebbe provveduto a rendere nota la sua intenzione di separarsi al più presto dalla casa madre secondo una sorta di road map, che comporterebbe una fuoriuscita ordinata, con tappe ben definite. Al termine di questo cammino, derivante dall’ormai prossimo scioglimento di al-Qaeda, entrerebbe a far parte dell’Isis. Ancora Dean ha poi reso nota l’intenzione di al-Zawahiri di rinunciare ai poteri che gli sono stati conferiti, sciogliendo allo stesso tempo le cellule dal giuramento di fedeltà che le aveva legate sino ad oggi al network del terrore. In pratica, le decisioni del medico egiziano sarebbero la migliore testimonianza possibile della sempre più vasta presa dell’Isis sul variegato fronte fondamentalista islamico che si stende in maniera sempre più minacciosa tra Siria, Iraq, Libia, Egitto, Nigeria e Yemen. Proprio l’affermarsi dell’autoproclamato Stato Islamico di Abu Bakr al-Baghdadi in Yemen, è visto peraltro con grande preoccupazione dal mondo arabo moderato, tanto da spingere l’Arabia Saudita al’intervento armato nell’area, come è successo di recente quando è iniziato il martellamento delle posizioni detenute dai ribelli Houthi. Una espansione, quella dell’Isis, che ha addirittura portato all’idea di un esercito arabo messo in piedi al solo scopo di combattere al-Baghdadi e la sua creatura. Una idea lanciata nel corso di una recente conferenza che si è tenuta a Sharm el Sheikh, ove i leader dei ventidue stati che fanno parte dell’area musulmana sunnita hanno provveduto ad annunciare la sorprendente volontà di dare vita ad un vero e proprio apparato militare formato da 40mila soldati, unità navali e aeree, con un unico comando dislocato in territorio egiziano o in Arabia Saudita. Un progetto che se pure non avrà uno sviluppo immediato, suona ad eloquente segno della crescente preoccupazione per quanto sta accadendo nell’area, con il dirompente apparire dell’Isis sul proscenio. Sempre Aimen Dean, riterrebbe a sua volta che i legami con al-Qaeda sarebbero diventati nel corso dell’ultimo periodo un vero e proprio peso per le cellule jihadiste, come Aqap nello Yemen, che infatti ha deciso di sciogliere il nodo abbandonando l’organizzazione in favore di Isis. Lo stesso intento che ora porterebbe il Fronte al-Nusra in Siria a prendere analoga decisione. Se ciò avvenisse, al-Nusra potrebbe decidere di stringere alleanze con gli altri gruppi jihadisti che operano all’interno del territorio siriano. Un progetto che preoccupa non poco per la tenuta della Siria, in considerazione del fatto che al-Nusra non nasconde il suo intento di creare un Emirato nella parte settentrionale del paese, reso ancora più concreto dalle recente conquista, insieme ad altre milizie islamiste, della città di Idlib. Sembra quindi destinata a tramontare la stella di al-Qaeda, la cui guida è stata assunta da Zawahiri nel corso del 2011, quando Osama bin Laden, è stato ucciso ad Abbottabad, in territorio pachistano, da un commando statunitense. Sotto la sua guida, il network terroristico ha allargato la sua diffusione alla Somalia, dando vita ad una nuova cellula nello stesso 2011, per poi diffondersi nel subcontinente indiano, proprio nel corso del 2014, dando vita ad una filiazione che si è aggiunta agli altri rami di al-Qaeda che già avevano avuto modo di far sentire la loro azione nel Maghreb, nella penisola araba, in Siria e nel Sinai. Molti analisti ritengono che proprio il ramo siriano sia stato infine la vera causa che ha scatenato la dissoluzione, ormai in fase di evidente definizione, dell’organizzazione. Il conflitto ormai latente tra Zawahiri e al-Baghdadi, ha poi fatto il resto, facendo di Isis il nuovo punto di riferimento di tutto il composito fronte che riunisce la parte più integralista del mondo islamico. Il califfato, si accinge quindi a sostituire al-Qaeda nell’immaginario collettivo e a proporsi come punta di diamante della lotta contro Stati Uniti, alleati e stati moderati arabi.