Storie di ordinaria brutalità contro le donne in molti paesi arabi. Questa arriva dall’Afghanistan e non centrano terroristi, talebani, fondamentalisti. Una ragazza di 16 anni, rimasta incinta dopo essere stata stuprata, è stata cacciata dalla famiglia per la vergogna di quanto ha subito. Lo stupratore era il marito di sua cugina. Non solo: un tribunale l’ha condannata a due anni di prigione per “adulterio con forza”. Cioè: essendo l’uomo che l’aveva violentata sposato, la ragazza è stata giudicata colpevole di averlo fatto tradire la moglie, reso adultero. Ma l’orrore di questa storia non finisce qui: in appello la sua condanna è stata aumentata fino a 12 anni di reclusione. A questo punto la donna ha avuto una sola opzione per tornare a un minimo di normalità e soprattutto per non lasciare la figlia in quello che per la società afgana sarebbe il crimine peggiore: crescere senza un padre. Ha così sposato il suo stupratore, in questo modo è stata rilasciata dal carcere e ha dato una famiglia alla sua bambina. L’uomo, che ha subito anche lui una condanna a sette anni di carcere ma è stato rilasciato dopo poco tempo, è ancora sposato con la cugina, in quanto la poligamia è ammessa, con cui ha cinque figli. I due hanno raccontato la loro storia al quotidiano inglese Daily Mail. In realtà l’allora presidente afgano Karzai nel 2011 concesse la grazia alla ragazza senza obbligo di sposare il violentatore come invece aveva deciso il tribunale, ma la donna rimasta sola e abbandonata dalla sua famiglia e in povertà totale non ha avuto altra scelta per sopravvivere, lei e la figlia, che si chiama Smile, sorriso.