NEW YORK — Sembra di raccontare sempre le stesse storie: una persona di colore perde la vita per mano della polizia e della sua violenza ingiustificata. Ogni volta le fazioni si infiammano, il preconcetto prevale sui fatti, la rabbia sulla ragionevolezza. Sempre la stessa storia, eccetto che per le vittime e le loro famiglie. Sono loro le vite spezzate e stravolte, cambiate per sempre, eppure sono anche le prime ad essere dimenticate.



Questa volta Michael Thomas Slager, poliziotto di 33 anni, ha ucciso Walter Lamer Scott, 50 anni, esplodendogli contro 8 colpi di pistola. Alle spalle. Scott stava fuggendo dopo essere stato fermato in quanto alla guida di una Mercedes con un fanalino rotto. Scappava perché era ricercato. A suo carico c’era un mandato d’arresto per oltraggio alla Corte e per il mancato pagamento degli alimenti ai figli. Siamo a North Charleston, in South Carolina, terra del sud, primo Stato a secedere dall’Unione nel lontano (ma non troppo) 1860. La prima volta che ci andai in South Carolina, una quindicina di anni fa, a Spartanburg sventolava ancora la bandiera confederata. Sembra lo scenario adatto a crimini razziali, hate crimes, con i neri che compongono metà della popolazione e neanche il 20 per cento delle forze di polizia.



Perché Slager ha fatto quel che ha fatto? Questa volta il filmato emerso sembra non lasciar adito a dubbi sull’accaduto. Che senso ha sparare otto colpi nella schiena di un uomo vent’anni più vecchio di te che cerca di scapparti via correndo come può fare un cinquantenne fuori forma? Ma soprattutto — questa la domanda che si fa anche chi non se la vorrebbe fare — Slager avrebbe riservato lo stesso trattamento a un bianco? È una questione di razzismo? Dobbiamo arrenderci all’idea che una guerra civile e centocinquanta anni di storia costellata di dichiarazioni, leggi, Lincoln, Kennedy, Rosa Park, Martin Luther King, Malcom X in realtà non hanno cambiato nulla? Potremmo intrattenerci a lungo con una serie di “distinguo”: non tutti gli Stati sono uguali, dipende dal livello di educazione, dallo status economico… Ognuno può azzardare la sua ipotesi, ma temo che nessuna si rivelerebbe adeguata.



Purtroppo Slager ha ucciso ingiustificatamente un uomo di colore, e questo è un fatto. Slager, come ha subito dichiarato il Governatore dello Stato, ha sbagliato e pagherà per quel che ha fatto. Ma non basterà. “Visto?” diranno i nemici delle forze dell’ordine, “Ecco la polizia! Ecco quel che fa la polizia, sempre!”. Nessuno si accontenterà di far giustizia sul caso. Bisognerà mettere le mani su tutta la polizia dello Stato, ribilanciarne gli equilibri di razza (al momento solo il 20 per cento dei poliziotti sono di colore), ridefinire le policies, le regole di condotta, e finiremo nel buco nero di una strada senza fine, come a Ferguson dove ancora si protesta, come a New York, dove i cops ed il sindaco non si parlano più. 

Una strada senza fine perché nessuno sa dove cominci. Nessuno in verità sa da dove cominciare. E altre tragedie seguiranno, altri Stati verranno scossi, perché l’uomo è fatto così: ha fame di bene e fa il male. Continuiamo a cercare una soluzione alla questione razziale a suon di leggi e normative e ci infuochiamo ogni volta che una parte offende l’altra (perché questo razzismo che ci riempie la bocca è certamente reciproco).

Io alla questione della razza non ci credo. Non mi definisce. Non è la razza che mi fa superare l’estraneità verso il vicino di casa o l’inimicizia per il compagno di corso, l’odio per chi mi brucia la carriera o chi mi ha fregato la morosa. Non è la razza che ha portato al martirio dei 150 del Kenya o a spingere un pilota a far precipitare il suo aereo e i suoi innocenti passeggeri. Forse Slager ha sparato senza pensarci due volte perché Scott era nero, ma la ragione di tanta violenza è sempre per tutti una debolezza profonda, una solitudine profonda che l’appartenenza ad un gruppo può mascherare, ma non sconfiggere.

 Nel mondo che sembra dominato dalle divisioni e dal male la risposta non può essere schierarsi con “i giusti”: i giusti non esistono, legarti agli uni ti rende nemico degli altri. C’è una sola promessa che sembra abbracciare tutto e tutti: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. Sarà possibile?