A Juba da settimane i furti nei compound sono aumentati. Non solo nei compound. L’altra notte hanno cercato di rubare in uno dei tre supermercati di Juba. Le rapine a mano armata delle macchine, continuano. Noi, dello staff di AVSI, dopo le 19 non usciamo con la macchina. È una macchina vecchia, fatta da due macchine vecchie, sperando che ne venga fuori una nuova, col motore di una e la carrozzeria dell’altra.



“Questa macchina non la ruba nessuno”, “è troppo vecchia e scassata” e invece no. Non è vero. Non fa la differenza. La fame è troppa. Far West. La gente ha fame. Il pound sud sudanese (la moneta locale) si sta svalutando alla velocità della luce. Ieri un dollaro valeva 8 pound, oggi ne vale 11. Ieri inteso ieri. Mercoledì. Oggi, giovedì, vale 11. Grace, che lavora con la nostra ong AVSI, torna dal mercato. Ha dovuto litigare per avere i manghi ad un prezzo accettabile. I soldi di ieri non bastano più per la spesa di oggi.



I colleghi sud sudanesi dicono che i mezzi di trasporto a Juba stanno diminuendo perché c’è sempre meno benzina. A Torit, la cittadina dove abbiamo alcuni dei nostri progetti, al confine con l’Uganda, la benzina è finita. A Rumbek, al nord, la benzina ce l’hanno ma non la vendono. Il governatore dello Stato dei Laghi ha vietato la vendita perché vuole avere le scorte per lui, per l’esercito.

Il Governatore dello Stato dell’eastern equatoria ha preso da dei conti in banca di NGO dei soldi, perché non ne aveva. Non c’è legge. Il Governo, non esiste. Non paga gli stipendi dei funzionari pubblici da due mesi, mi dicono. Mi chiedo cosa possa succedere. La fame, la lotta di tutti contro tutti? Il “si salvi chi può”? E noi che facciamo? Nessun desiderio di eroismo, nessun desiderio di trovarsi in mezzo alla tempesta, se dovrà scoppiare. Cerchiamo la normalità. E non ci si può credere che succede davvero. Che la gente non ha da mangiare.