Nuovo tentativo in corso di costruire finalmente le basi per una soluzione concreta alla crisi libica, soprattutto per quanto concerne l’enorme flusso migratorio che da anni percorre il Canale di Sicilia e che ha già lasciato lungo quel tratto di mare diverse migliaia di morti. L’Alto Rappresentante per la politica estera comune dell’Unione europea Federica Mogherini si trova infatti in queste ore presso la sede delle Nazioni Unite a New York per cercare di ottenere la legittimazione della comunità internazionale per quello che di fatto dovrebbe essere un intervento militare mirato sulle coste della Libia. L’Operazione Mare Nostrum già prevedeva un dispositivo del genere, ma il Governo Renzi ha preferito farne a meno, accorgendosi solo negli ultimi tempi del grosso errore commesso. 

Sarebbe un passo avanti molto importante se l’Onu dovesse dare un riscontro positivo. La posizione russa potrebbe essere decisiva per trovare un punto di incontro con i paesi che ancora sono indecisi (si parla di Cina e Stati Uniti). Mosca infatti, che è solitamente contraria ad interventi militari di questo tipo, sembra essere propensa ad acconsentire, a patto che non ci siano raid aerei. Credo che si possa trovare un accordo su un’operazione di tipo “civile-militare” sul modello della EU Navfor, la cosiddetta missione Atalantacontro la pirateria, iniziata nel 2008 in Somalia. Gli interlocutori libici, vale a dire i due governi provvisori di Tripoli e Tobruk, sarebbero contrari ad un intervento in quanto ritengono impossibile distinguere le barche usate per trasportare gli immigrati da quelle dei pescatori. Questa tesi, sostenuta anche da diversi eminenti analisti, non tiene conto dei dispositivi militari molto all’avanguardia di cui anche la nostra Marina dispone. Ma non tiene conto soprattutto del fatto che ormai, nel marasma libico, le imbarcazioni dei pescatori coincidono con quelle dei trafficanti, i quali non contenti creano dei veri e propri cantieri navali costruendosi da soli le barche della morte. Di questi cantieri ce ne sono centinaia e ci si dovrebbe impegnare molto per non riconoscerli.

Il Consiglio di Sicurezza sarebbe comunque in procinto di approvare la risoluzione basandosi sul “Chapter 7” della carta Onu: in questo modo sarebbero consentite operazioni in acque e suolo libico senza bisogno di un’intesa con le autorità locali. 

Il punto più spinoso e delicato per i nostri interessi nazionali è quello riguardante la ridistribuzione tra i paesi dell’Unione europea degli immigrati già sbarcati sul suolo italiano. Dobbiamo evitare assolutamente di essere presi in giro ancora una volta dai partner europei, che non più di tre settimane fa alla fine del vertice Ue voluto da Renzi hanno sostanzialmente raggirato il Governo italiano con una marea di distinguo che di fatto significa che la stragrande maggioranza degli immigrati sarà distribuita nelle 20 regioni italiane anziché nei 28 paesi dell’Unione europea. Dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini ci aspettiamo quindi idee chiare, grande fermezza e un po’ di sano patriottismo.