Hyon yong chol non sarebbe morto. I servizi segreti sudcoreani hanno smentito la notizia circolata oggi secondo cui la Corea del Nord avrebbe fatto giustiziare il ministro della difesa lo scorso 30 aprile. Il motivo dell’uccisione, secondo l’agenzia di stampa di Seoul Yonhap, è che il ministro si sarebbe addormentato durante un vertice militare oppure avrebbe “risposto” al leader Kim Jong-un mancandogli di rispetto. Intanto, come riportato da Internazionale, i servizi segreti sudcoreani avrebbero rettificato la notizia, sottolineando che Hyon Yong-chol sarebbe stato “epurato ma non messo a morte”.



Mentre fa ancora discutere l’uccisione del ministro della Difesa Hyon Yong Chol, accusato di tradimento e giustiziato utilizzando armamenti pesanti, la Corea del Nord ha da poco annunciato l’inizio di una serie di esercitazioni militari nel mar Giallo al confine con la Corea del Sud. Il ciclo di tiro d’artiglieria prenderà il via infatti tra le 15 di oggi e venerdì nelle acque territoriali nei pressi della “Northern Limit Line” (Nll), la linea di confine tra le due Coree. La tensione rimane sempre alta durante questo tipo di esercitazioni che anche in passato hanno generato non pochi attriti con il Sud: nel novembre del 2010 il Nord attaccò l’isola sudcoreana di Yeonpyeong, un’azione che diede il via a uno scambio di colpi di artiglieria che provocò la morte di almeno quattro persone.



La colpa è stata quella di essersi addormentato durante una cerimonia militare, ma soprattutto aver osato rispondere al leader assoluto della Corea del Nord, Kim Jong-Un. Così il potente ministro della Difesa Hyon Yong-Chol, 66 anni, è stato giustiziato a colpi di cannone anti aereo. E’ successo lo scorso 30 aprile: l’esecuzione è stata fatta davanti a Kim Jong-Un naturalmente, e a un gruppo di alti ufficiali. Questo tipo di barbariche esecuzioni, che polverizzano letteralmente il corpo della vittima, vengono usate per gli alti ufficiali condannati per crimini, quasi sempre irrisori come quelli di cui è stato accusato Hyon Yong-Chol, nominato ministro nel 2012. Solo quest’anno il dittatore coreano ha fatto condannare a morte quindici ufficiali dell’esercito mentre ne ha fatti uccidere 70 da quando è diventato capo dello stato. Questi dati lasciano perplessi gli analisti: se cioè l’alto numero di esecuzioni interne al partito dimostrino che Kim Jong-Un ha il comando totale o se invece sta combattendo contro tentativi di eliminarlo. Kim Jong-Un nei mesi scorsi aveva fatto giustiziare anche lo zio, potente membro del partito comunista e quindi ha fatto avvelenare la zia per essersi lamentata della morte del marito.

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