Casa Bianca e Pentagono hanno ufficialmente confermato un’azione di commando americani in Siria, nella notte tra venerdì e sabato, che ha portato all’uccisione di un comandante dell’Isis e all’arresto della moglie. L’attacco è avvenuto ad al-Amr nella Siria orientale ed è stato condotto da forze speciali, probabilmente i commando Delta, provenienti dall’Iraq.
Secondo il comunicato stampa di sabato mattina della portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, l’operazione è stata ordinata personalmente dal Presidente Obama, con il parere unanime del team della sicurezza nazionale e una volta accertate le possibilità di una sua riuscita. L’obiettivo era di arrestare uno dei capi dell’Isis, conosciuto come Abu Sayyaf , definito il “ministro del petrolio” del califfato, in quanto supervisore del contrabbando di petrolio e di altre attività finanziarie dell’organizzazione.
Invece Sayyaf è rimasto ucciso nel conflitto a fuoco ed è stata arrestata sua moglie , ora detenuta in Iraq con l’accusa di appartenere all’Isis e di essere coinvolta in traffico di persone. Una giovane yazida che sarebbe stata schiavizzata dal duo è stata liberata . Nello scontro sono morti anche una ventina di miliziani, molti stranieri, nessuna vittima invece tra gli americani.
L’operazione è stata concordata con le autorità irachene e la dichiarazione insiste molto sul rispetto delle leggi nazionali e internazionali. Non ci sono stati invece contatti con il governo siriano, nel cui territorio l’azione si è svolta; secondo la portavoce, il governo siriano è stato avvertito di non interferire con gli sforzi americani per combattere l’Isis, né è riconosciuto come un alleato in questa lotta.
“Un altro colpo significativo all’Isis” recita il comunicato parallelo del Pentagono, tuttavia Sayyaf non appare tra i maggiori leader dell’organizzazione, non talmente importante comunque da giustificare un’operazione così rischiosa. Che non è stata tuttavia la prima in territorio siriano, dato che ora risulta che un intervento simile, peraltro fallito, fu effettuato l’estate scorsa per recuperare degli ostaggi americani.
Una possibile risposta viene data in un servizio della CNN, che individua l’obiettivo dell’operazione nella raccolta di informazioni sulle attività finanziarie dell’Isis, in effetti rilevanti nella lotta contro il califfato, e per questa ragione Sayyaf doveva essere catturato vivo e forse è questa una delle ragioni dell’arresto della moglie.
Si tratterebbe perciò di un’operazione di intelligence, più che di un’azione bellica, anche se era del tutto prevedibile lo scontro a fuoco. La zona ospita campi petroliferi molto importanti ed è stata strappata lo scorso luglio dall’Isis ad altri gruppi ribelli. Si capisce quindi il tentativo del governo siriano di appropriarsi dell’operazione, con un comunicato della TV di Stato che ha anticipato la comunicazione americana, attribuendo alle forze siriane l’uccisione del “ministro del petrolio”, peraltro identificato con un altro nome e apparentemente di nazionalità saudita.
Interessante anche il fatto che l’azione dei commando sia avvenuta la sera dello stesso giorno in cui Obama ha incontrato i capi di Stato del Golfo, essenzialmente per affrontare il tema delle trattative con l’Iran sul nucleare, trattative che preoccupano non poco quei governi.
Nel ribadire l’impegno degli Usa a difenderli da ogni attacco esterno, citando come esempio il Kuwait nel 1990, Obama ha anche parlato della Siria dicendo che la fine della guerra non avverrà probabilmente sotto la sua presidenza e che questa guerra non è stata provocata né può essere terminata dagli Stati Uniti.
Una risposta alle critiche dei governi del Golfo che lo vorrebbero più attivo nella lotta per abbattere Assad, sostenuto dal loro nemico iraniano, ma suona come un passo indietro rispetto alla passata volontà di attaccare direttamente la Siria. Non si può di certo pensare che l’operazione di venerdì notte sia stata condotta per tranquillizzare gli alleati arabi, ma sembra cadere a fagiolo.
Qualche osservatore potrebbe anche rilevare alcuni aspetti che richiamano l’azione, questa volta non dei Delta ma dei Navy Seals, che portò all’uccisione di Bin Laden e che viene rimessa in discussione proprio in questi giorni. Ma è troppo presto per delle conclusioni ed è meglio aspettare i prossimi sviluppi del caso.