“I cristiani nigeriani che vivono negli Stati settentrionali di Borno e Yobe sono quotidianamente sotto attacco da parte di Boko Haram. L’organizzazione terroristica non soltanto li uccide o rapisce, ma toglie loro tutto il necessario per vivere, al punto che tanti cristiani sfollati soffrono la fame perché non è rimasto loro più nulla”. E’ il grido d’allarme di Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, città nel Nord della Nigeria, dove un numero sempre maggiore di profughi cerca rifugio dopo essere fuggito dalle aree attaccate dal gruppo terroristico. Per il 23 maggio la Conferenza episcopale italiana ha organizzato una veglia di preghiera proprio per i “nuovi martiri”, cioè per i cristiani di tutto il mondo che subiscono la persecuzione.
Si può dire che nel ventunesimo secolo sia effettivamente in corso una persecuzione contro i cristiani?
Non ci sono dubbi sul fatto che i cristiani stanno attraversando una persecuzione e che sono privati dei loro diritti umani fondamentali in numerosi Paesi. In Siria, Pakistan e in una parte della Nigeria esistono diversi tipi di ingiustizie nei confronti dei cristiani, i quali stanno subendo delle discriminazioni estreme. Proprio per questo la veglia di preghiera organizzata dalla Cei per il 23 maggio è un’iniziativa molto lodevole.
La Nigeria è uno dei Paesi dove questa persecuzione è più cruenta…
In Nigeria gli attacchi provengono dalla setta fondamentalista di Boko Haram, e negli Stati settentrionali come Borno e Yobe i cristiani sono sottoposti a sofferenze sistematiche. Molti di loro sono attaccati, uccisi e feriti, le loro case e chiese sono distrutte, in molti sono sfollati, privi di tutto e bisognosi di assistenza. Boko Haram ha deciso di fare piazza pulita del cristianesimo, come pure dell’islam nella misura in cui non segue i suoi principi.
Dopo l’elezione del nuovo presidente Muhammadu Buhari, la situazione per i cristiani è migliorata?
La persecuzione nel Nord della Nigeria sta continuando, e i cristiani si trovano a subire delle terribili violenze. Anche se questa tragedia non è limitata ai cristiani. C’è un vasto numero di musulmani che stanno a loro volta soffrendo gli effetti del terrorismo e che sono stati attaccati o rapiti. Quando si parla della persecuzione dei cristiani nel Nord della Nigeria, è doveroso dire che a essere coinvolte sono anche persone di altre religioni. Quanti secondo Boko Haram non sono abbastanza radicali nel seguire il Corano, anche se si professano musulmani, sono sottoposti a vessazioni di ogni tipo.
Lei come valuta nello specifico l’iniziativa della Veglia della Cei?
La preghiera è l’essenza della forza e può ottenere qualsiasi grazia, e quindi deve essere raccomandata e incoraggiata. Nello stesso tempo la preghiera e un lavoro positivo e concreto devono ovviamente andare insieme. Pregheremo per quanti sono attaccati e le cui vite sono sconvolte da Boko Haram. Ci sono cristiani senza case, luoghi in cui pregare, case, scuole, campi, perché tutto è stato distrutto. Proprio per questo gli sfollati non hanno un luogo cui fare ritorno, proprio perché non è rimasto loro niente.
Dove sono accolti in questo momento?
Nelle principali città del Paese quali Jos, Kaduna e Abuja. Nel momento in cui preghiamo, sperando che Dio possa fermare queste atrocità e distruzioni, ci dobbiamo anche chiedere come possiamo fornire aiuto a queste persone che soffrono. In diverse località i cristiani sono rimasti senza cibo, in quanto sono privi di qualsiasi cosa. Mi piacerebbe quindi che la Cei includesse anche questi problemi insieme alle persecuzioni dirette che subiscono i cristiani.
Che cosa possiamo fare noi cristiani italiani per quanti in Nigeria vivono questo dramma?
Siamo tutti fratelli e sorelle e apparteniamo a Gesù Cristo. Quando una parte del corpo soffre, a soffrire è tutto quanto il corpo. Nel momento in cui in Nigeria, Siria e Pakistan stanno avvenendo delle terribili persecuzioni, è l’intera Chiesa in quanto famiglia universale a soffrirne. Chiedo quindi ai cristiani italiani di fare qualsiasi cosa in loro potere per sostenerci dal punto di vista spirituale, morale e materiale. Il Santo Padre ha donato la somma di 100mila euro alla Conferenza episcopale nigeriana per aiutare quanti si trovano a essere sfollati e sono stati colpiti da Boko Haram. Trovo meraviglioso che, insieme alla preghiera, Papa Francesco abbia compiuto anche questo gesto.
(Pietro Vernizzi)