La Russia ha redatto una lista con 89 politici e funzionari militari europei cui si fa divieto di entrare nel territorio della Federazione. Tra i nomi ci sono anche Michael Fuchs, vicepresidente dell’Ue, e Daniel Cohn-Bendit, europarlamentare dei Verdi. Per una portavoce di Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera, la lista nera di Mosca è “totalmente arbitraria e ingiustificata, soprattutto in assenza di ogni altro chiarimento e trasparenza”. Ne abbiamo parlato con il giornalista Luigi Geninazzi, corrispondente dalla Polonia negli anni Ottanta, dalla Russia negli anni Novanta e testimone delle rivoluzioni che hanno scosso i Paesi ex comunisti dell’Est Europeo.
Che cosa ne pensa della vicenda della lista nera di Mosca?
Le dichiarazioni dei vertici europei tradiscono più che altro un certo imbarazzo e delusione, in quanto a Bruxelles erano tutti convinti che si stesse andando verso un accordo con Putin. Soprattutto dopo l’incontro con Kerry a Sochi di metà maggio si pensava che il peggio fosse passato e che la Russia si fosse accontentata della Crimea e di un pezzo di Ucraina.
Che cosa cambia con la black-list?
La lista nera è la smentita di questo modo ottimistico di vedere le cose, perché è la classica misura sovietica e veterocomunista con i nomi secretati. E soprattutto si tratta di una lista arbitraria, a differenza di quella stilata dalla Ue e che include personalità implicate nell’invasione della Crimea. Vorrei però aggiungere un fatto significativo.
Prego…
Adesso si parla molto di questa black list degli 89 europei, ma ce n’è un’altra che rappresenta un fatto molto più grave: quella dei soldati russi volontari, morti nei combattimenti in Ucraina, di cui le famiglie non riescono a sapere nulla.
Che cosa vuole veramente Putin?
L’idea di Putin è che “là dove c’è un russo lì c’è la Russia”, che è poi lo stesso concetto che aveva Milosevic in Serbia. Sulla base dello stesso concetto la Svizzera tedesca dovrebbe essere annessa alla Germania, o Vienna potrebbe occupare l’Alto Adige. E’ un’idea nazionalista, strumentalizzata da Putin per riscrivere la stessa storia e affermare che dopo la fine dell’Unione Sovietica la Russia è sempre stata soggiogata e attaccata. Ma non è stato l’Occidente a invadere l’Est Europeo, sono quei popoli che hanno scelto di aderire liberamente alla Nato.
Per Gentiloni, che oggi incontrerà Lavrov, le sanzioni contro la Russia sono “reversibili se Mosca attua gli accordi di Minsk”. Lei che cosa ne pensa?
La ritengo un’illusione pura e semplice. Dopo gli accordi di febbraio noti come “Minsk 2” la tregua è rotta ogni giorno. Ci sono morti, feriti e cannoneggiamenti, anche se l’intensità dei combattimenti e il numero di vittime si è ridotto. La Russia continua a inviare truppe, sia pure senza mostrine.
Il giornalista Vladimir Kara-Murza è morto, pare avvelenato, e si ritiene che dietro ci sia Putin. Sono sospetti fondati?
Le notizie trapelate finora sono molto inquietanti, perché sembra che si tratti di un avvelenamento al polonio come era avvenuto in Gran Bretagna all’agente Aleksandr Litvinenko. Difficile dire come siano andate effettivamente le cose nel caso di Kara-Murza. Resta il fatto che per l’ennesima volta un giornalista che, ironia della sorte, fa parte di un’organizzazione chiamata “Russia aperta” finisce nel mirino da parte di chi ha un concetto di “Russia chiusa”.
L’Europa può permettersi di considerare la Russia come un nemico?
Non dobbiamo confondere Putin con la Russia. La politica di Putin è arrogante, minacciosa e ottocentesca, perché si basa sull’utilizzo dell’esercito, proprio come faceva l’Urss, ma non più per diffondere l’ideologia comunista bensì sulla base di un nazionalismo vecchio stampo. Di fronte a questo dobbiamo avere un giudizio chiaro, e il vero problema è che l’Ue non ce l’ha.
Per Franco Frattini, Bruxelles avrebbe dovuto dire fin dall’inizio che l’Ucraina non ha i requisiti per essere ammessa nell’Ue. Condivide questa analisi?
No. E’ evidente che l’Ue non ha nessuna voglia di sporcarsi le mani con l’Ucraina, né tantomeno ha intenzione di allargarsi. La rivoluzione in Ucraina ha preso spunto dalla mancata adesione all’Ue, ma il vero problema è che a Kiev c’era un governo autoritario, arrogante e corrotto e la gente è scesa in piazza per dire basta. Un popolo ha il diritto di decidere il suo governo, e non è giusto che i suoi destini siano legati per l’eternità a una nazione molto grande come la Russia guidata da un arrogante quale è Putin.
(Pietro Vernizzi)