Le sanzioni contro la Russia in conseguenza della crisi Ucraina costano all’Europa 100 miliardi di euro e due milioni di disoccupati. E’ quanto emerge da un’inchiesta condotta per il Lena (Leading European Newspaper Alliance) dal Wifo (Istituto austriaco per la ricerca economica). Nel lungo periodo l’Italia perderà 11 miliardi e 815 milioni di euro e 215mila posti di lavoro. Anche perché in risposta alle sanzioni, Mosca ha vietato l’importazione dall’Ue di prodotti agricoli, alimentari e di altri settori. Ne abbiamo parlato con Dario Fertilio, presidente di Libertates.com, associazione di ispirazione liberale.
Il Lena ha quantificato i costi per l’Europa delle misure contro la Russia. E’ vero che queste sanzioni producono effetti negativi?
Sì. A essere colpiti sono soprattutto alcuni settori quali tessile, macchinari, mobili e design. Non c’è dubbio che le sanzioni contro la Russia rappresentino un forte danno per l’economia europea in generale e italiana in particolare, alla luce anche dell’interscambio che da molti anni c’è con Mosca. Le sanzioni e le successive ritorsioni hanno riportato i volumi degli scambi tra Italia e Russia al 2009. Ciò avvalora la gravità della situazione. Va considerato però anche l’altro lato della medaglia, cioè quello politico.
A che cosa si riferisce nello specifico?
Ciò che si può registrare in questo periodo è una reazione debole, quali sono le sanzioni, e una debolissima o inesistente, cioè l’atteggiamento del governo italiano che vorrebbe minimizzare o cancellare queste misure. A ciò si aggiunge una componente di vera e propria connivenza con la Russia, rappresentata in linea estrema dalla Lega di Salvini che ha dei rapporti diretti con Mosca e forse anche dei finanziamenti.
Le sanzioni sono l’unico mezzo per contrastare l’aggressività di Putin e l’occupazione dell’Ucraina?
No. Le sanzioni storicamente si sono sempre dimostrate insufficienti e addirittura controproducenti, l’esempio della Serbia di Milosevic lo documenta. Le sanzioni danneggiano chi le subisce ma anche chi le attua, e sono dunque una misura sbagliata.
Che cosa ritiene che debba fare l’Europa di fronte agli atteggiamenti di Putin?
Ciò che occorre è una presa di posizione ferma da parte dei Paesi democratici, a partire dagli Stati Uniti che purtroppo in Obama hanno una guida debole, e dall’Ue, la cui politica estera è praticamente inesistente. Ci vuole una forte risposta militare della Nato, si spera non di guerra ma con un dislocamento di truppe molto più consistenti di quelle che Obama ha simbolicamente mandato nei Paesi baltici.
Quale può essere invece la risposta politica?
L’Ucraina va ammessa il prima possibile nell’Ue, anche stanziando forti aiuti, e possibilmente anche nella Nato. La Russia si sentirà minacciata, ma anche noi ci sentiamo minacciati, e quindi abbiamo il diritto e il dovere di rispondere in modo adeguato.
Per l’ex segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, “Mosca e Washington devono fare di tutto per evitare una politica di confronto ostile”. Come valuta questa affermazione?
E’ la tipica presa di posizione del pensiero politico “realista”, di cui Kissinger è un esponente emblematico, in quanto ritiene che la politica si possa decidere a tavolino sulla base delle opportunità economiche e degli interessi nazionali. E’ una posizione che non ha mai portato da nessuna parte. In questo momento nonostante vi sia formalmente una tregua, nell’Ucraina Orientale si continua a morire. Un conto è essere seduti alla poltrona di Henry Kissinger e lanciare questi giudizi, un altro trovarsi sul campo con un mitra in mano e un carro armato che ti spara addosso. Quella dell’ex segretario di Stato è una posizione profondamente miope.
Nel momento in cui l’Occidente è minacciato dall’Isis, può permettersi di essere ostile nei confronti di Mosca?
Questa è un’idea che trovo non miope ma del tutto sbagliata e immorale. In molti si illudono di poter combattere un totalitarismo con l’altro, e quindi di contrastare l’islamismo radicale dell’Isis con il “nazi-comunismo” post-sovietico di Putin. Il contrario è già successo negli anni 80 in Afghanistan, quando la Cia appoggiò i mujaheddin contro i sovietici, ma il risultato non fu positivo. Occorre creare un’“alleanza delle democrazie” che vada al di là dei mandati dell’Onu, per opporsi a tutti i totalitarismi, senza illudersi di poterne usare uno contro l’altro.
(Pietro Vernizzi)