E’ braccio di ferro fra le organizzazioni abortiste e anche il commissario per i diritti umani delle Nazioni unite e il governo del Paraguay. Il caso in questione è quello di una bambina di dieci anni di età che, come risulterebbe, è stata messa incinta dal fidanzato della madre tale Gilberto Beinitez che è scomparso dopo che è stata scoperta la gravidanza. La madre invece è stata arrestata con l’accusa di “negligenza”. Un caso drammatico come si vede a cui si aggiunge la richiesta di aborto, mentre il ministro della salute del paese sudamericano ha detto di essere in totale disaccordo con ogni possibilità di fare abortire la piccola. La ragazzina è ricoverata e assistita su base quotidiana da personale sanitario e inoltre, ha spiegato il ministro, ha superato le 24 settimane di gestazione e abortire potrebbe mettere a rischio la sua stessa vita. Per Amnesty International, intervenuta sul caso, non farla abortire equivale a una tortura mentre da parte delle Nazioni Unite si esprime la preoccupazione che lasciarla diventare madre a quell’età potrebbe impedirle una educazione e le opportunità sociali che merita. La decisione delle autorità del Paraguay, dicono gli esperti dell’ONU, “sono una violazione grava dei diritti alla vita, alla salute e alla integrità mentale e fisica della ragazzina, così come il suo diritto all’educazione, impedendole le giuste opportunità economiche e sociali”. La madre della bambina invece denuncia i tentativi di fare abortire la figlia come propaganda per gli interessi politici dell’Onu e delle altre organizzazioni abortiste.