“L’Isis sta mettendo in atto un disegno di propaganda mirata a livello globale, molto diverso da quello di Al Qaeda, e nello stesso tempo un progetto coerente per espandersi militarmente in Medio Oriente. Tanto le potenze occidentali quanto gli altri Stati arabi stanno al contrario dando prova di una diaspora di posizioni diverse e confliggenti. Non stupisce quindi che Al-Baghdadi continui a vincere”. Pierluigi Magnaschi, direttore responsabile di Italia Oggi ed ex direttore dell’Ansa, commenta così la catena di attentati che venerdì ha colpito in Francia, Tunisia, Kuwait e Somalia. L’Isis ieri ha rivendicato la paternità dell’attentato nel resort di Sousse, sulla costa tunisina, cui il premier Habib Essid ha risposto con la chiusura di 80 moschee accusate di predicare l’odio e incoraggiare i fedeli ad aderire allo Stato Islamico.



Qual è la sua analisi di quanto è accaduto?

La catena di attentati documenta una strategia molto diversa da quella di Bin Laden. L’attentato alle Twin Towers era stato preparato con sette anni di anticipo e fu in qualche modo un evento unico, mentre l’Isis dimostra una capacità di colpire simultaneamente in tre continenti diversi. Complice anche la stupidità dell’Occidente, perché se non fosse stato per Putin, Usa, Francia e Regno Unito avrebbero attaccato Assad, compiendo così il lavoro che adesso sta facendo l’Isis. Ai vertici politici di Washington, Parigi e Londra ci sono persone che hanno una conoscenza della situazione internazionale pari a quella della massaia di Voghera. Se la vera causa non fosse l’ignoranza, potremmo dire che l’Occidente ha fatto di tutto per creare le basi per uno sviluppo dell’Isis.



A quale strategia rispondono gli attentati di venerdì?

Al Baghdadi oggi dimostra una ferocia moltiplicata e persegue un obiettivo di destabilizzazione su scala mondiale. Tutti noi siamo rimasti colpiti dagli attentati a catena, come pure dalle decapitazioni che suscitano da parte nostra sgomento e incomprensione. Da questo punto di vista è emblematico il video dei prigionieri annegati nella gabbia.

Perché questa violenza così gratuita?

Un serial killer psicopatico compie un delitto feroce ma lo nasconde. Invece da parte dell’Isis il desiderio di comunicare agli altri la sua efferatezza è superiore addirittura alla stessa pulsione omicida. In questo modo infatti lancia un messaggio politico mediatico straordinario in grado di incuterci terrore.



Dietro agli attentati c’è un vero e proprio coordinamento o dei disadattati che si sono innescati da soli?

Il coordinamento diretto di Al-Baghdadi si limita a Siria e Iraq, mentre fuori da quest’area il leader del Califfato ha innescato intenzionalmente una serie di processi di imitazione. Un maghrebino che vive nelle periferie di Lione e si sente oppresso, può facilmente finire per vedere nell’Isis la speranza di una patria politico-religiosa che si sta realizzando.

Abbiamo fatto entrare nelle nostre mura il “cavallo di Troia” che ci distruggerà?

Il vero cavallo di Troia non sono gli immigrati, bensì il senso di colpevolezza dell’Occidente. Ci sentiamo come gli sfruttatori colonialisti, e questo ci trasforma nei loro servi. Nell’ottica del multiculturalismo non si è cercata l’integrazione dei giovani arabi di seconda o terza generazione. Questi ultimi si sentono come i più delusi dal modello occidentale, e questa esclusione è da loro interpretata come un’ostilità nei loro confronti in quanto musulmani.

 

Secondo lei perché?

Il sogno degli italiani che un secolo fa emigravano in Francia era che i loro figli fossero in tutto identici ai francesi. Per la comunità islamica questo non vale, e invece di insegnare loro il francese, l’inglese o l’italiano si dedicano loro dei corsi di arabo nelle scuole. E il risultato è che una ragazza immigrata di terza generazione che vive in Occidente non solo non ha capito che è un suo diritto sposare chi vuole, studiare e non portare il velo, ma è proprio nelle condizioni “ottimali” per farsi irretire più facilmente.

 

Esistono comunità musulmane molto forti anche in Italia, Germania e Regno Unito. Perché hanno colpito proprio in Francia?

In Francia esiste un radicamento musulmano di lunga data, proveniente dall’Algeria, con una comunità che si sente molto esclusa. Nel centro e sud del Paese ci sono dei Comuni dove gli arabi sono maggioritari, diventando leader di aree di assoluto abbandono. In parte hanno vinto, perché hanno creato dei ghetti autonomi, ma in questo modo si sono anche isolati. Nella percezione di queste persone lo Stato francese è intrinsecamente anti-musulmano. Chi vive nelle banlieue si sente abbandonato e perseguitato.

 

Che cosa devono fare l’Europa e gli Stati Uniti?

In primo luogo rivedere gli schemi culturali per togliere ogni alibi alla classe dirigente musulmana. Bisogna dare alle persone di fede islamica che vivono in Europa la certezza che se si comportano in un certo modo saranno ben accolti e verranno considerati come cittadini di serie A. Occorre però anche usare la forza, perché l’Isis va schiacciato. E a farlo devono essere gli americani, in quanto gli europei non sono disposti a misurarsi con le conseguenze politiche di una guerra e con le vittime umane che quest’ultima comporterebbe. Non illudiamoci che l’Isis si possa sconfiggere con i droni.

 

E se l’obiettivo dell’Isis fosse proprio quello di attirarci in una guerra sul terreno?

I giochi politici e bellici sono sempre multipli, ma il dato di fatto è che l’Isis vuole espandere il Califfato e se non li ferma l’Occidente non lo farà nessuno. Gli Stati del Medio Oriente, come Siria, Turchia, Arabia Saudita e Iran, sulla carta sono tutti contro Al-Baghdadi, ma nella loro doppiezza sono anche favorevoli.

 

Perché ne è così certo? 

Pensi per esempio che l’Isis vende ogni giorno petrolio per il valore di un milione di dollari. Evidentemente a comprarlo sono una parte dei 30 Stati che fanno parte della coalizione anti-Califfato. I Paesi del Medio Oriente stanno aspettando di vedere come evolve l’espansione militare dell’Isis, sperando che danneggi i propri nemici. In questa diaspora di posizioni così diverse e confliggenti, l’unico che ha un disegno coerente è Al-Baghdadi, e non stupisce che per il momento sia il vero vincitore.

 

(Pietro Vernizzi)