È il venerdì del terrore. Il venerdì della paura e dell’incoscienza. Dell’assenza e dell’incapacità. Poi ognuno, rispondendo alla propria coscienza e seguendo la propria intelligenza, assegna aggettivi e sostantivi a chi ritiene più opportuno. Francia, Kuwait, Tunisia, Somalia: il sangue scorre a fiumi in lungo e in largo per il mondo e colpisce innocenti in vacanza, in preghiera, al lavoro. Ovunque il jihadismo colpisce senza pietà alcuna e porta avanti la propria strategia stragista, tesa alla distruzione di ogni certezza e all’innalzamento del livello della paura.
Ma a noi corre sempre e comunque l’obbligo di ragionare, di guardare alle cose con il giusto distacco misto al doveroso cordoglio per chi ieri, oggi e domani perderà la vita per mano di queste e altre bestie assetate di sangue. Vorrei soffermarmi su ciò che accade in Europa e precisamente su ciò che è accaduto qualche giorno fa a Graz, in Austria; un suv a folle velocità piomba sulla folla e uccide 3 persone ferendone altre 34. Alla guida dell’auto c’è un uomo, 26 anni di origine bosniaca, che i testimoni raccontano puntare la folla volontariamente. Una volta compiuta la strage l’uomo esce dall’auto con un coltello in mano e intenzionato probabilmente a finire l’opera. Arrestato, nemmeno mezz’ora dopo le autorità si affannano a dire che il movente terroristico è escluso. Senza che nessuno lo avesse chiesto. Zelo investigativo? Forse.
L’episodio mi fa tornare alla mente il 21 dicembre 2014, a Digione sempre in Francia, quando un uomo si è lanciato contro la folla in piazza gridando Allah u Akbar. Anche qui undici feriti di cui uno poi morto e la frettolosa comunicazione delle autorità in cui il movente terroristico è escluso. Solo uno squilibrato, niente di più. Anche qui senza richiesta, nemmeno durante una conferenza stampa. E ieri a Lione l’attentatore, o almeno uno degli attentatori, che si lancia contro le bombole del gas con l’auto tentando di causare un disastro e di uccidere chiunque si trovasse nei dintorni. Non suona qualche assonanza fra un episodio e tutti gli altri? Non suona l’assonanza fra le parole del Califfo al Baghdadi che non più tardi di qualche mese fa invitava tutti gli jihadisti in Europa a colpire i crociati con qualsiasi mezzo, anche con le automobili in mezzo alla folla?
La domanda è se esiste una direttiva dall’alto che tenta ogni di minimizzare il pericolo terrorismo e jihadismo in Europa, che tenta di nascondere come l’offensiva jihadista nel vecchio continente sia già da tempo in corso e come questi primi episodi ne siano il segno tangibile. A chi giova questo clima di segreti e di frettolose giustificazioni? Ricordo sempre, a futura memoria, che i latini amavano dire “excusatio non petita, accusatio manifesta”.
Come è possibile fornire una spiegazione ufficiale prima ancora di aver effettuato uno straccio di indagine su fatti così gravi? Fretta sospetta, in questi e in altri casi, che spesso lasciano molto spazio all’immaginazione e a quello che in molti potrebbero etichettare come complottismo ma che in realtà è solo legittimo diritto di continuare a pensare. Un diritto che è al giorno d’oggi più pericoloso, per alcuni, di qualsiasi arma l’uomo potrà mai progettare.