Mentre il primo ministro della Grecia Alexis Tsipras sta tenendo un discorso alla nazione, il clima è sempre più teso. C’è grande attesa per capire cosa dirà al popolo greco Tsipras, ma intanto sulla facciata del ministero dell’Economia (lo riferisce il quotidiano inglese The Guardian) spunta uno striscione gigantesco “Basta ricatti, basta austerità”. Il ministro delle finanze Varoufakis è diventato uno dei falchi in Grecia, chiudendo apparentemente a ogni ulteriore concessione alla Troika. Intanto le ripercussioni sull’economia greca cominciano a farsi sentire con i tour operator USA che si rifiutano di pagare gli albergatori greci. A quanto scrive il sito del giornale ellenico To Vima, il presidente della federazione greca degli albergatori, Yannis Retsos, lamenta che i tour operator americani si rifiutano ora di pagare gli albergatori greci, temendo che i versamenti possano essere sequestrati a causa del mancato pagamento all’Fmi. Questo atteggiamento, se si pensa che l’economia greca è essenzialmente basata sul turismo, suona molto come una sorta di “embargo” da parte delle società USA, contrarie alla politica dell’anti-austerity.
In attesa dei risultati del referendum in Grecia sulle proposte dell’Europa, il Bundestag tedesco oggi dibatte proprio della Grecia e del possibile “Grexit”. In particolare la cancelliera Angela Merkel, il suo vice Gabriel e il ministro delle Finanze Schäuble danno voce alla loro visione delle cose sulla crisi del negoziato con la Grecia. La cancelliera tedesca introduce il proprio discorso ricordando che le prime vittime di questi giorni turbolenti sono stati soprattutto i cittadini greci e per questo la porta del dialogo è e sarà sempre aperta. Tuttavia Angela Merkel critica la risoluzione unilaterale delle trattative da parte della Grecia. Se lo svolgimento del referendum è un diritto legittimo della Grecia, è anche un diritto legittimo anche dei Paesi della zona euro rispondere di conseguenza a riguardo. Prima di prendere qualsiasi decisione però, continua la cancelliera, è necessario aspettare l’esito del referendum, prima del quale è impensabile negoziare un nuovo programma di aiuti. Secondo la Merkel, infatti ,un buon europeo non è chi cerca un accordo a tutti i costi e non ci potrà essere nessun compromesso se i vantaggi non supereranno gli svantaggi. Sebbene la posta in gioco sia alta Angela Merkel è convinta che l’Europa e l’euro non siano in pericolo per il momento, l’Europa lo sarebbe solo se dimenticasse i propri valori. La Cancelliera ha concluso il proprio discorso ricordando che ci vuole tempo per superare la crisi e chiedendo il sostegno al Bundestag.
A colloquio a Berlino con i giovani dell’Università Humboldt, Matteo Renzi ha rilasciato dichiarazioni importanti in merito alla crisi greca. Secondo il primo ministro italiano “c’è una terza via tra irresponsabilità e austerity”. A detta del Presidente del Consiglio però “questa terza via non sta nella scheda del referendum greco ma deve stare nell’agenda del Consiglio europeo”. Renzi, che ha definito comunque “azzardata” la scelta di affidare ad un referendum popolare la scelta sul futuro nell’Unione Europea, ha ribadito come sia necessario ritrovare “il coraggio della crescita e non solo il totem dell’austerity”.
Preso atto del mancato pagamento degli 1,6 miliardi di rimborso dovuti dalla Grecia all’FMI (Fondo Monetario Internazionale), continuano ad alternarsi le mosse dei principali protagonisti di una trattativa decisiva per le sorti dell’intera Unione Europea. L’ultima novità proviene dal fronte rappresentato dal primo ministro greco Alexis Tsipras. In una lettera indirizzata da Tsipras al Presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, al Presidente della Bce Mario Draghi, alla cancelliera tedesca Angela Merkel, al Presidente francese Francois Hollande e al Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, il premier greco si è detto disposto ad accettare le condizioni proposte dai paesi dell’Unione, a patto che questi accolgano le modifiche riguardanti 5 punti ritenuti dal suo esecutivo fondamentali, tra cui riforma del lavoro, pensioni e tasse. Bisognerà attendere ancora qualche ora per sapere se la risposta dell’Unione Europea alle richieste avanzate da Tsipras sarà positiva o negativa.
Il 5 luglio, nel referendum indetto dal premier Alexis Tzipras, il popolo greco modificherà, in un senso o nell’altro, il proprio destino: accettare o meno la proposta di accordo dei creditori? Proseguire con l’euro o tornare alla dracma? A questo si riduce in fin dei conti il bivio a cui sono chiamati gli elettori greci. Secondo un sondaggio commissionato dall’importante quotidiano “Ephemerida Ton Syntakton”, se si votasse oggi ad avere la meglio sarebbero i “no”, forti di una percentuale del 54%. Favorevole all’accordo proposto dagli altri paesi dell’Eurozona sarebbe il 33% della popolazione greca, con un 13% ancora indeciso sulla decisione da prendere.
Oggi, 1 luglio 2015, potrebbe essere una giornata cruciale per la risoluzione della difficile situazione della Grecia, ad un passo dal default. L’Eurogruppo sulla Grecia di ieri sera si è concluso con un rinvio ad oggi, come evolverà la situazione? Quella di ieri è stata l’ultima giornata con l’Euro per la Grecia? La situazione è in continua evoluzione ma prevale lo scetticismo: il ministro finlandese Alexander Stubb, sul suo profilo ufficiale Twitter, ha negato la possibilità di estendere il piano attuale, sottolineando come la proposta presentata da Tsipras, oltre all’estensione del piano attuale, conteneva anche il taglio del debito. Il governo greco insiste sulla propria linea, annunciando di voler presentare nuove proposte durante l’Eurogruppo di oggi, come annunciato dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: il dialogo tra il primo ministro greco Tsipras e il presidente della Commissione Europea Juncker, interrotto bruscamente domenica scorsa, verrà riaperto?