Non senza sorprese il parlamento francese guidato dai socialisti del presidente Francois Hollande ha votato a favore dell’invio di un ulteriore aiuto alla Grecia per uscire dal periodo di crisi. 412 dei 481 parlamentari hanno votato sì per inviare altri aiuti economici allo stato del Mediteranneo in attesa che metta in atto le riforme richieste. “Abbiamo votato a favore, ma è un rischio perchè i cittadini francesi non possono accettare un’altra ricaduta della Grecia” ha detto Christian Jacob del partito dei repubblicani. In passato in molti politici francesi non avevano risparmiato parole di fuoco su Tsipras e sulla gestione della crisi, ma comunque hanno votato per sostenere ancora una volta la nazione in crisi.
È in questo momento al vaglio del parlamento greco il voto sull’intero pacchetto di provvedimenti che il premier greco Alexis Tsipras ha firmato nello storico accordo con l’Eurogruppo di lunedì scorso. Entro sera è attesa l’approvazione o la bocciatura dell’accordo e l’equilibrio all’interno del governo è a dir poco risicato, usando un eufemismo: i problemi più gravi per il premier arrivano da dentro il suo partito Syriza, i fondisti in parlamento sarebbero infatti un quarantina ma la direzione del partito ha già bocciato il piano, il che non promette bene per il voto di queste ore. Tra i maggiori contrari ci sono l’ex ministro dell’economia Yanis Varoufakis che proprio ieri ha paragonato l’accordo europeo con il golpe dei colonnelli. Ma anche il responsabile all’Energia Pangiotis Lafazanis ha assicurato ai giornalisti che la Grecia non diventerà mai e poi mai una colonia tedesca. La scissone del partito sembra ormai molto vicina, con voci che rimbalzano dalla Grecia, riportate da Repubblica, che dicono di un Varoufakis seduto di fianco ai frondisti di Syriza sui banchi del Parlamento. Ma anche gli alleati di destra non sono convintissimi: il ministro della difesa Kammenos ha parlato di golpe di Bruxelles, anche se alla fine dovrebbe comunque votare per il sì. A parziale sicurezza di Tsipras dovrebbero intervenire alcune fronde dell’opposizione, con l’eccezione di Alba Dorata e dei comunisti: Pasoki, Nea Demokratia e To Potami dovrebbe garantire oltre centro sì per i piano di accordi europei. In sintesi, il voto dovrebbe passare ma il futuro del premier e dell’intero governo sembra davvero scricchiolare: di sicuro da domani cambieranno molte cose nella politica greca e si delineeranno i futuri step per uscire definitivamente dalla crisi. Con o senza Tsipras.
Nella giornata forse più decisiva dopo l’accordo trovato che ha almeno per ora scongiurato la Grexit, arrivano buone notizie dalla Commissione Europea: mentre si sta votando in parlamento greco l’accordo tra Tsipras e l’Eurogruppo e mentre il governo greco è sempre più debole, la Commissione ha deciso di proporre l’uso del fondo Esfm per un programma di breve periodo, il cosiddetto “prestito ponte”, in favore della Grecia da 7 miliardi, incontrando però reazioni negative di alcuni Paesi. Come afferma il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis in conferenza stampa, «Alcuni paesi mostrano preoccupazione in merito e dobbiamo superare delle difficoltà politiche. Siamo a conoscenza di serie preoccupazioni da parte di alcuni Paesi non membri dell’Eurozona e stiamo per questo lavorando a soluzioni che proteggano questi Paesi non euro da qualsiasi eventuale conseguenza finanziaria negativa». Ha spiegato il commissario Ue commentando ill report quasi drammatico del Fmi sulla sostenibilità del debito ellenico.
E’ iniziato ad Atene il dibattito sul primo piano di riforme urgenti che l’Ue ha chiesto di mettere a punto entro la mezzanotte di oggi per permettere alla Grecia di accedere al terzo piano di aiuti. L’accordo raggiunto a Bruxelles ha però creato non pochi malumori all’interno della squadra di governo che inizia a perdere pezzi: si sono infatti dimessi a stretto giro il vice ministro delle Finanze Nantia Valavani e il Segretario Generale del Ministero dell’Economia, delle Infrastrutture, Marina e Turismo Manos Manousakis. In una lettera inviata al premier ellenico Alexis Tsipras, Valavani ha espresso molti dubbi sull’intesa raggiunta con i creditori internazionali, spiegando che in questo modo la Germania vuole “umiliare completamente il governo e il paese”. Secondo Manousakis, invece, la politica del governo “rende impossibile la mia permanenza in questa posizione”.
Si complica la situazione greca dopo l’accordo raggiunto due giorni fa a Bruxelles. In un rapporto di tre pagine inviato alle autorità Ue e diffuso dal Financial Times, il Fondo monetario internazionale (Fmi) avrebbe ribadito l’insostenibilità del debito ellenico che nel giro di due anni potrebbe salire fino al 200% del prodotto interno lordo. Per questo motivo l’organizzazione guidata da Christine Lagarde potrebbe non aderire al nuovo piano di salvataggio. “Il debito greco – si legge nel memo inviato dall’Fmi – può essere ora reso sostenibile soltanto tramite misure di alleggerimento del debito che vanno molto oltre quanto l’Europa ha dimostrato di prendere in considerazione finora”. Intanto, in un’intervista rilasciata alla tv di Stato greca, il premier ellenico Alexis Tsipras ha ammesso che l’accordo raggiunto con i creditori è “molto duro per il popolo, ma per vedere i lati positivi vi è la totale copertura dei bisogni finanziari del Paese per 3 anni e alla fine del memorandum si parla di una eventuale ristrutturazione del debito”. “Per me questo accordo è migliore rispetto a quello del 25 giugno – ha aggiunto – prima si parlava di 18 miliardi per 5 mesi e poi un nuovo piano di austerità; ora, dopo il referendum, ci siamo assicurate entrare maggiori e stiamo parlando di crescita”. Infine Tsipras ha escluso ogni ipotesi di dimissioni: “Non ho intenzione di scappare, è mia intenzione far capire al popolo che non ho intenzione lasciare il Paese nella catastrofe”.