Un altro tragico evento accaduto in Ucraina è finito nelle retrovie della comunicazione: il volo MH17. Oggi, però, ricorre l’anniversario dell’abbattimento del Boeing della Malaysian Airlines in volo da Amsterdam a Kuala Lumpur e si torna a parlare di quella tragedia, che causò la morte di tutte le 298 persone a bordo, dei possibili responsabili e della loro punizione.
Subito dopo l’abbattimento, da parte occidentale si accusò i separatisti filorussi di aver lanciato un missile terra-aria Buk, di fabbricazione russa, accuse ovviamente rigettate dall’altra parte, facendo presente che batterie di missili Buk sono in dotazione all’esercito ucraino. Mosca avanzò anche l’ipotesi che l’MH17 fosse stato abbattuto da un missile aria-aria lanciato per errore da un aereo ucraino.
Furono nominate due commissioni internazionali di inchiesta, una di carattere tecnico guidata dall’Olanda, l’altra di carattere giudiziario, di cui fanno parte ancora Olanda, con Belgio, Malesia, Australia, i Paesi che hanno perso più connazionali nella catastrofe, e Ucraina. Lo scambio di accuse si fermò in attesa degli esiti delle inchieste, ma dopo un anno non si ha ancora un rapporto definitivo sulla tragedia e riprendono quindi le ricostruzioni di “parte”.
All’inizio dello scorso settembre, il Dsb, l’agenzia olandese che guida l’indagine tecnica, ha emesso un rapporto preliminare che esclude cause tecniche o umane alla base dell’esplosione in volo dell’aereo malese, che viene invece attribuita a cause esterne. Quindi, anche all’impatto di un missile, ma il rapporto preliminare non va oltre.
All’inizio di giugno, secondo le ultime notizie, una redazione provvisoria del rapporto definitivo è stato inviato alle agenzie dei paesi, e si suppone ai governi, che partecipano all’inchiesta, cioè Olanda, Malesia, Australia, Ucraina, Russia, Regno Unito e Stati Uniti. I commenti e le proposte di modifica dovrebbero arrivare entro l’inizio di agosto e il rapporto definitivo pubblicato nella prima metà del prossimo ottobre.
Sulla bozza di rapporto vige il segreto, ma ciò non ha impedito che si sia già avanzata qualche ipotesi sul suo contenuto, citando fonti che hanno potuto accedere al rapporto. L’ipotesi più condivisa è che il documento confermi che si tratti di un Buk partito da una zona sotto controllo dei separatisti e, quindi, dai separatisti, che hanno probabilmente scambiato il Boeing per un aereo militare ucraino.
Si dice anche che il rapporto segnala responsabilità della compagnia aerea malese che non avrebbe preso in considerazione le segnalazioni di pericolosità della zona e che non ha di conseguenza cambiato la rotta dell’aereo, a differenza di quanto fatto da altre compagnie in situazioni simili.
La commissione di inchiesta sull’identificazione dei crimini e dei responsabili presenterà le sue risultanze entro la fine dell’anno, ma è già stata avanzata la proposta all’Onu di istituire un tribunale internazionale, ipotizzando anche il reato di crimini di guerra. La Russia si è immediatamente detta contraria alla proposta, ritenuta prematura in assenza di un rapporto definitivo sui fatti, e ha invitato a non trasformare la tragedia dell’MH17 in uno strumento di propaganda per far pressione sulla Russia.
La richiesta di far chiarezza su ciò che è realmente avvenuto e sui responsabili è fatta propria anche dai parenti delle vittime, ma le interviste riportate dai media mettono in evidenza soprattutto una cosa che non ha bisogno di indagini: il loro dolore.