Se al referendum di domenica prossima i greci voteranno “no” sarà “incredibilmente difficile” riuscire a realizzare un nuovo piano di salvataggio. Lo ha confermato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem intervenuto al Parlamento olandese per ribadire che il governo greco “ha rigettato tutto con la convinzione che se voteranno no otterranno un pacchetto migliore, meno duro, più amichevole. Questa convinzione è semplicemente sbagliata”, anche perché “se il risultato è no, come puoi accettare un programma?”, si è chiesto Dijsselbloem. Secondo il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, “ora è il momento che i greci decidano il loro futuro”. “”Aspettiamo il risultato del referendum e lo prenderemo in considerazione”, ha aggiunto.
Al momento c’è circa il 50 per cento di possibilità che la Grecia esca dall’euro. E’ la previsione fatta da Standard & Poor’s a pochi giorni dal referendum indetto dal governo Tsipras. Secondo l’agenzia di rating, un eventuale Grexit porterebbe conseguenze “gravi” per la Grecia e all’Italia potrebbe costare circa 11 miliardi di euro di maggiori oneri sul debito pubblico. Intanto è giallo su un sondaggio circolato recentemente che dava in vantaggio i “sì”: la società Gpo (che secondo il quotidiano Kathimerini avrebbe realizzato l’indagine) ha fatto sapere di non avere “alcuna responsabilità per quelle cifre pubblicate dai media e useremo tutti i mezzi legali per tutelare i nostri interessi”.
“Non ci saranno ulteriori colloqui prima del referendum”. Lo ha detto Margaritis Schinas, portavoce del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, confermando che fino alla consultazione popolare del 5 luglio non verranno prese in considerazione altre ipotesi di salvataggio della Grecia. “Aspettiamo il risultato e ne prenderemo atto, ora è il momento che i greci decidano il loro futuro”, ha aggiunto leggendo un messaggio dello stesso Juncker, il quale “ha la gente greca in cima ai suoi pensieri e sostiene pienamente la determinazione nel voler restare parte dell’Europa e dell’eurozona”. Intanto è tornato a parlare anche il premier greco, Alexis Tsipras: la Grecia, ha detto, resterà unita anche dopo il referendum di domenica per superare le “difficoltà temporanee” di questo periodo.
Nuovo colloquio telefonico tra Matteo Renzi e il presidente americano Barack Obama. Lo fa sapere la Casa Bianca in una nota in cui si legge che i due “hanno convenuto sull’importanza che tutte le parti lavorino per riportare la Grecia su una strada di riforme e finanziamenti che porti alla crescita e la sostenibilità del debito all’interno dell’Eurozona”. Renzi e Obama hanno inoltre ribadito che i loro collaboratori “sono in stretto contatto e stanno monitorando gli sviluppi economici in Grecia così come i mercati finanziari”. Intanto, intervistato da Bloomberg Tv, il ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis ha confermato che farà un passo indietro se al referendum di domenica prossima vincerà il “sì”: “Rassegnerò le dimissioni se vince il sì”.
Il referendum in Grecia di domenica prossima “non riguarda il restare o meno nell’euro” ma è “il passo necessario per ottenere un accordo migliore dai creditori”. Così il premier ellenico Alexis Tsipras nel nuovo messaggio alla nazione in cui ha chiesto ancora una volta di votare “no” alla consultazione del 5 luglio. “Ricattando il governo, stanno ricattando ogni singolo cittadino”, ha aggiunto, spiegando che l’unica via d’uscita del governo “era rivolgersi al popolo ed è quello che stiamo facendo”. L’obiettivo dell’esecutivo “è trovare una soluzione, decideremo se approvare una qualsiasi soluzione sostenibile”, ha infine detto Tsipras che in caso di vittoria del “sì” potrebbe anche dimettersi.
Se al referendum di domenica prossima dovesse vincere il “sì”, il governo guidato da Alexis Tsipras potrebbe dimettersi. Lo ha confermato il ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, intervenuto a una radio australiana. “Ma lo faremo in uno spirito di collaborazione con coloro che ci seguiranno”, ha aggiunto, dicendosi convinto che “il verdetto del popolo debba essere rispettato”. Secondo recenti sondaggi, al momento il 46% dei greci voterebbe “no” al referendum, ma la percentuale è precipitata dal 57% registrato appena due giorni fa. Intanto l’agenzia di rating Moody’s è nuovamente intervenuta tagliando il merito di credito ellenico portandolo da Caa2 a Caa3. “Senza il sostegno dei creditori ufficiali, la Grecia farà default sul debito detenuto dai privati”, ha scritto in una nota l’agenzia spiegando che il delicato voto di domenica non fa che aumentare il rischio per i creditori privati.