I quattro italiani rapiti in Libia “vanno liberati senza condizioni”. Lo ha detto l’inviato dell’Onu nel paese Bernardino Leon durante un incontro alla Farnesina con Paolo Gentiloni. Al momento non si hanno ulteriori informazioni sul sequestro di Gino Pollicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla, ma lo stesso Leon ha definito “inaccettabile” quanto avvenuto. “Allo stato delle nostre informazioni – ha spiegato invece il ministro degli Esteri – penso che dare interpretazioni politiche su i moventi di questo rapimento sia prematuro. Credo che siamo in una fase iniziale, stiamo lavorando da domenica molto intensamente ma oggi dare spiegazioni politiche sarebbe oltre che prematuro anche imprudente”.

L’Italia non invierà forze militari in Libia. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni durante una conferenza stampa tenuta alla Farnesina insieme all’inviato speciale dell’Onu Bernardino Leon. “Rendere sicuro il percorso di stabilizzazione in Libia non significa inviare spedizioni di migliaia di soldati”, ha detto il responsabile del dicastero spiegando che l’Italia, una volta raggiunto un accordo in Libia, parteciperà con “un sofisticato lavoro di training, monitoraggio e sorveglianza”.

Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini esprime “profondo dispiacere e preoccupazione” per il rapimento dei quattro dipendenti dell’azienda Bonatti di Parma avvenuto domenica sera in Libia. “In questo momento di grande preoccupazione – ha detto il governatore – desidero far giungere ai familiari e a tutti i dipendenti della società Bonatti la sentita vicinanza mia e della comunità emiliano-romagnola. Confidiamo che, tramite l’operato della Farnesina, i nostri connazionali possano essere liberati e tornare a casa dalle proprie famiglie nel più breve tempo possibile”.

Potrebbero esserci “motivazioni criminali” e trafficanti di esseri umani dietro il rapimento dei quattro cittadini italiani. Lo ha fatto sapere in un’intervista ad Aki-Adnkronos International l’ambasciatore libico in Italia, Ahmed Safar. Citando gli inquirenti in Libia occidentale che stanno indagano sul sequestro, Safar spiega che il rapimento potrebbe essere una “rappresaglia” contro la missione che punta a individuare “le navi che salpano dalla Libia per l’Europa”. E’ invece “molto improbabile” che ci siano “motivazioni politiche”. “Questi atti criminali – ha aggiunto l’ambasciatore – vengono di solito risolti pacificamente una volta che i responsabili sono accuratamente identificati”.

Sono stati resi noti i nomi dei quattro italiani rapiti ieri mattina in Libia nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah, tra Tripoli e il confine con la Tunisia. Si tratta di Salvatore Failla, Fausto Piano, Gino Tullicardo e Filippo Calcagno, tutti dipendenti della società di costruzioni Bonatti di Parma. Due di loro sarebbero residenti nelle province di Enna e di Siracusa in Sicilia, uno nella provincia di Cagliari e il quarto nella provincia di Roma. La Farnesina ha fatto sapere ieri che l’Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta emiliana. Dopo la chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, proprio il ministero degli Esteri aveva segnalato “la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia”. Parlando a margine di un incontro a Bruxelles, il ministro degli esteri Paolo Gentiloni ha spiegato che al momento è difficile fare ipotesi sugli autori del sequestro, ma si tratta una zona “in cui ci sono dei precedenti e dobbiamo concentrarci per ottenere informazioni sul terreno”.