Recentemente, intervistata dal canale RT, la Presidente Argentina Cristina Fernandez de Kirchner aveva dichiarato: “Se uno arrivasse a governare Disneyland sicuramente tutti gli vorrebbero bene perché ci abitano Topolino e Paperino. Lì non ci sono problemi perché che può fare il Presidente se non passeggiare per i boschi e se lo incontrano gli regalano dolciumi?”. Tutto ciò le deve essere venuto in mente lunedì 8 giugno, quando, durante un suo discorso alla Fao nel corso della sua visita in Italia in occasione di un congresso internazionale dell’organizzazione dell’Onu delegata all’alimentazione, ha candidamente dichiarato che in Argentina il tasso di povertà è del 4,7% inferiore a quello di paesi più evoluti, come ad esempio Norvegia, Danimarca e Germania. La prima carica dello Stato argentino si è basata su dati dell’Indec, l’Istat del Paese, già tristemente famoso per quanto ha fatto nel 2013 (stesso anno delle cifre elencate alla Fao), quando ha modificato i dati sull’inflazione, dicendo che era quasi inesistente mentre nella vita reale sfiorava il 40%.



La dichiarazione di Kirchner contrasta fortemente non solo con le cifre di altri istituti di ricerca differenti dallo statale Indec, ma pure con quello che da alcuni anni accade a chi l’Argentina la visita, con scene d’indigenza in vista non solo nelle grandi città, ma in molte zone del Paese, che raggiungono dei limiti incredibili specie nelle Province del Chaco e di Formosa, abitate principalmente da etnie originarie: lì addirittura ci si chiede dove siano andati a finire non solo i diritti umani ma pure il concetto di essere. 



Alla Kirchner ha fatto eco da Buenos Aires il suo portavoce, Anibal Fernandez, che trionfalmente ha dichiarato che la povertà in Germania è enormemente superiore a quella argentina. Discorso molto lontano dalla realtà perché le cifre suonano tremendamente differenti da quelle dell’istituto di statistica dello Stato: la Uca (Università cattolica argentina) nel 2013, anno dei “dati” presidenziali, calcolava un indice di povertà tra il 25,6 e il 27,5%, quindi quasi sei volte superiore a quello indicato da Cristina. Se poi si procedesse con i parametri usati per ottenere questo dato in Germania la cifra salirebbe al 35%…



Il fatto è che ci troviamo nell’anno elettorale, visto che in ottobre ci saranno le elezioni alla Presidenza, e la Kirchner approfitta di ogni mezzo per diffondere la favola del “Paese delle meraviglie” dei suoi interventi dalla Casa Rosada, a iniziare dai discorsi a reti unificate che per legge dovrebbero essere utilizzati solo in circostanze gravi, ma che, contravvenendo alle norme e con una denuncia presentata dalla deputata Patricia Bullrich due settimane fa, sono ormai diventati quasi il pane quotidiano, visto che addirittura si inaugurano più volte le stesse opere pur di giustificare questi interventi. Per non parlare della trasmissione “Futbol para todos”, che permette la visione gratuita delle partite di calcio sia di campionato che di coppe internazionali, ma dove la pubblicità è quasi totalmente governativa dato che l’unico sponsor privato per quello che è uno dei maggiori investimenti dello Stato è rappresentato dall’Iveco con circa l’1%.

Non sorprende quindi che, contrariamente al programma annunciato, la visita al padiglione argentino di Expo 2015, cancellata in un primo momento per lo scandalo dei suoi costi, sia stata riprogrammata, benché non apparisse nel programma giornaliero della manifestazione milanese, fatto che ha fornito a Kirchner l’occasione di riproporre le stesse tematiche illustrate alla Fao, dove si è presentata con un vestito che ricorda molto le toghe in uso nell’antica Roma.

Forse la quantità di scandali che ha coinvolto l’Expo 2015, a cui si devono sommare quelli odierni del Comune di Roma, avrà fatto cambiare idea anche per poter approfittare dell’ennesima occasione mediatica. D’altronde lo slogan del visitatissimo padiglione argentino è “L’Argentina ti nutre”, basato sul dato (reale questa volta) che il Paese produce prodotti agroalimentari per un mercato di oltre 400 milioni di persone.