Il presidente del consiglio greco, Alexis Tsipras, ieri ha annunciato le sue dimissioni in diretta tv. Il leader di Syriza ha spiegato: “Ho la coscienza a posto, in questi mesi ho combattuto per il mio popolo”. Aggiungendo quindi: “Il popolo deve prendere il potere nelle sue mani, voi dovete decidere se siamo riusciti a portare il Paese su una strada positiva, voi dovete decidere se siamo riusciti a portare il Paese all’uscita dal memorandum”. Per Giulio Sapelli, professore di Storia economica all’Università di Milano, «il rischio però è che l’azzardo di Tsipras porti alla vittoria dei neonazisti di Alba Dorata, aprendo una faglia molto pericolosa non soltanto per la Grecia ma anche per l’Italia e per l’intera Europa».
Quale logica c’è dietro la scelta apparentemente azzardata di Tsipras?
Quella di Tsipras è una logica audace ma piena di rischi, che riflette un mutamento più generale che non riguarda solo Syriza. Tsipras è convinto che andando a elezioni anticipate aumenterà i suoi voti e quindi potrà fare a meno della minoranza interna di Syriza che gli ha votato contro, e che ha quindi favorito le opposizioni.
A livello europeo Tsipras era uscito vincente o sconfitto?
Paradossalmente quella di Tsipras è stata una vittoria a livello europeo, perché anche le recenti dichiarazioni di Schauble fanno capire che qualcosa sta accadendo anche nella Cdu-Csu. Il leader di Syriza può così dire di avere messo sul piatto il tema della fine dell’austerità, ma ciò in Grecia ha aperto un conflitto.
Perché?
Ciò riflette una tendenza già emersa in Spagna con Podemos e Ciudadanos. Nonostante si parli spesso di tecnocrazia, la crisi economica favorisce l’emergere del partito istituzionalizzato e non clientelare. La Grecia è un sistema politico a partiti deboli e clientelari, dove due famiglie hanno governato per 40 anni: Karamanlis e Papandreou.
Come si inserisce Syriza in questa dialettica?
Syriza in questo senso rappresenta un fenomeno del tutto diverso: è un partito istituzionale, fortemente ideologico, per nulla clientelare. Ciò però ha fatto sì che si aprisse un conflitto ideologico fortissimo. Di fronte a questo conflitto ideologico, il premier alza la posta e convoca le elezioni anticipate. È una scelta rischiosissima, per una serie di ragioni.
Quali?
In primo luogo perché mercoledì i tedeschi si sono comprati con una società pubblica mista parecchi aeroporti greci a prezzi più convenienti rispetto al mercato. Dopo che Schauble aveva sostenuto che bisogna creare un super-ministero per togliere a Juncker il potere di fare accordi politici, la prima cosa che ha fatto la Germania dopo avere firmato l’accordo è stato acquistare per pochi euro gli aeroporti greci più redditizi. È un fatto che espone Tsipras a un rischio tremendo di vedere vincere la destra alle prossime elezioni.
Quale destra, quella di Nea Dimokratia o quella di Alba Dorata?
Alla fine a prevalere non sarà Nea Dimokratia, perché è un partito totalmente screditato in quanto ha governato per 40 anni alternandosi al Pasok e distruggendo la Grecia. E quindi le prossime elezioni saranno vinte da Alba Dorata. Quei voti che Tsipras pensa di potersi conquistare andranno alla destra neonazista.
Come si spiegano i consensi di Alba Dorata?
Ci sono partiti ideologici a sinistra ma anche a destra, e questi ultimi sono quelli cresciuti sull’onda della rabbia della povera gente. Quello che temo è che se si vota in Grecia si scateni questa rabbia.
Lei ritiene che questa crisi politica sia soltanto greca o possa avere un impatto europeo?
Quanto sta avvenendo in Grecia riflette una questione europea. C’è un fenomeno europeo che riguarda innanzitutto la macchina partitica. Basta vedere quanto avviene nel Pd, che è attraversato da una frattura ideologica con alcuni deputati che se ne stanno andando. Lo stesso discorso vale anche per la Nouvelle Gauche in Francia, o da membri di sinistra del Bundestag come Gregor Gyzi. Del resto in Germania la Linke insieme ai Verdi governa persino uno dei Lander.
Che cosa sta succedendo?
Ciò che sta avvenendo è che si aprono delle faglie di classe nei partiti sulla base di un risvolto ideologico. È ciò che si sta verificando in Syriza. Eppure se il partito di Tsipras fosse rimasto unito avrebbe potuto convincere più facilmente la povera gente a seguirlo.
(Pietro Vernizzi)