“Per l’Italia la decisione del Tribunale del Mare di Amburgo è una beffa e una sconfitta”. Lo afferma Carlo Curti Gialdino, professore di Diritto internazionale all’Università La Sapienza di Roma. Ieri la Corte con sede in Germania ha stabilito che non concederà le misure richieste dall’Italia nei confronti dei due marò. Il nostro Paese aveva presentato istanza affinché Salvatore Girone potesse fare ritorno dall’India, dove si trova nella residenza dell’ambasciatore italiano, e che Massimiliano Latorre potesse restare nel nostro Paese in attesa delle decisioni del Tribunale arbitrale. Non solo la richiesta non è stata accolta, ma il Tribunale di Amburgo ha anche deciso che “l’Italia e l’India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa”.
Come si spiega questo verdetto del Tribunale del Mare?
La richiesta italiana di misure cautelari presentava taluni profili di debolezza. Anzitutto, si trattava di richieste, quelle in ordine alla giurisdizione sui fatti e sull’esistenza dell’immunità funzionale dei nostri fucilieri il cui accoglimento inevitabilmente avrebbe inciso sul merito della controversia, giudizio che è devoluto alla competenza del costituendo tribunale arbitrale. Era ragionevole pensare che una richiesta del genere non sarebbe stata accolta dai giudici di Amburgo. Anche gli argomenti di carattere sostanzialmente “umanitario” avanzati per giustificare il rientro di Girone presentavano elementi di debolezza che la difesa dell’India, ottimamente guidata dal prof. Pellet della Sorbona, non ha mancato di evidenziare. Ora, l’agente dell’Italia ha annunciato che le medesime inchieste cautelari saranno avanzate dinanzi al tribunale arbitrale. Si auspica che esse siano sorrette da un’argomentazione più convincente. Invero, quando ho letto le memorie scritte e le arringhe pronunciate all’udienza di quindici giorni fa ho avuto l’impressione che l’Italia stesse arrancando: purtroppo anche i giudici di Amburgo hanno avuto la stessa impressione.
Come ne esce la posizione italiana da questa vicenda?
Leggendo i 140 punti dell’ordinanza, il nostro Paese non ne esce molto bene. Le controdeduzioni dell’India hanno avuto successo. Non si può certo dire che India e Italia abbiano “pareggiato” 1-1, in quanto Girone non può rientrare anche se è stato fermato il procedimento in India. Il procedimento in India stava andando avanti molto lentamente, e quindi avremmo potuto cantare vittoria solo se il tribunale avesse detto che il fuciliere Girone doveva tornare in Italia, mentre Latorre non doveva più tornare in India.
Anche in questo caso non si sarebbe trattato di una decisione definitiva…
Certo, poi ci si sarebbe rimessi alla decisione del Tribunale arbitrale, in quanto l’Italia si era impegnata a rispettare la decisione di quest’ultimo. Era possibile inoltre una vittoria parziale, se il Tribunale di Amburgo avesse detto che i fucilieri dovevano trascorrere il periodo del procedimento arbitrale in uno Stato terzo rispetto a India e Italia. Per esempio avrebbe potuto stabilire che i due marò dovevano rimanere nella residenza dell’ambasciatore d’Italia all’Aia. Il Tribunale di Amburgo e quello arbitrale, in qualunque momento avrebbero potuto interrogare i due marò in questo Paese terzo.
Quindi come valuta il modo in cui è andato a finire questo capitolo del caso marò?
Alla fine la decisione del Tribunale del mare per l’Italia è una beffa. Si dice al nostro Paese che deve sospendere i due procedimenti davanti al Tribunale penale militare e al Tribunale penale ordinario di Roma. Questi due procedimenti in realtà erano già fermi, finora ci si era limitati ad aprire un fascicolo, ma l’azione penale si era di fatto bloccata per il mancato seguito dato dall’India alle rogatorie indispensabili per l’effettivo accertamento dei fatti. L’Italia sospende quindi il nulla.
Lo stop al procedimento indiano non è però una vittoria?
Il procedimento indiano sarebbe pervenuto a una sentenza di primo grado solo nell’ordine di anni. La sospensione ordinata dai giudici di Amburgo potrebbe comunque produrre un effetto positivo, in quanto potrebbe essere stata anche sospesa la competenza dei giudici indiani a decidere circa il rientro di Latorre in India. Non penso neppure che si possa cantare vittoria affermando, come già ho sentito fare, che i giudici di Amburgo avrebbero negato la sussistenza della giurisdizione indiana. Questa questione infatti sarà al centro del dibattito davanti al costituendo Tribunale arbitrale. E al momento non si può essere certi che esso riconosca le ragioni dell’Italia. d , che non è pacifico che dia ragione all’Italia su questo aspetto. Con grande rammarico reputo quindi che l’ordinanza di ieri del tribunale di Amburgo debba essere considerata un sostanziale insuccesso per la posizione dell’Italia, che fa iniziare in salita l’imminente giudizio arbitrale.
(Pietro Vernizzi)