“La decisione della Merkel di aprire le frontiere ai profughi siriani risponde soltanto a un cinico ragionamento tattico che rischia di avere delle conseguenze paurose su cui nessuno ha riflettuto”. Lo afferma Giulio Sapelli, professore di Storia economica nell’Università degli Studi di Milano. Ieri il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, nel suo primo discorso sullo “Stato dell’Unione”, ha cercato di vincere le resistenze dei Paesi che respingono i migranti. “Sino a quando ci sarà la guerra, nessun muro, nessuna barriera fermerà questa massa di rifugiati. Bisogna evitare la demagogia. Mettiamoci noi nei loro panni – ha chiesto Juncker –. Quanto pagheremmo per rifarci una vita?”. Anche se, per il professor Sapelli, “quando andavano affrontati i problemi dell’Italia Juncker non si è mosso. Ora che si è alzata la Merkel le corre subito incontro”.
Juncker ha sottolineato: “L’Unione non versa in buone condizioni. Manca l’Unione e manca anche l’Europa”. Di chi sta parlando?
Juncker parla innanzitutto di sé stesso. Interviene dopo che la Merkel ha fatto il suo annuncio, veramente di basso livello tattico, sulla questione dei migranti. L’Europa ha già dimostrato più volte di non esistere. Prima con la sua politica dell’austerità, che ha sempre significato più sottrazione che condivisione della sovranità. Poi quando non ha visto lo sforzo eroico di noi italiani nel Mediterraneo, anzi ci ha denigrato. Ma soprattutto l’Europa ha smesso di esistere quando è rimasta immobile di fronte alla tragedia dei barconi che affondavano a pochi metri dall’Italia.
Quello di Juncker è stato un buon discorso?
Il discorso di Juncker è stato terribile. L’Italia ha chiesto per anni di poter scomputare gli investimenti infrastrutturali dal rapporto deficit/Pil del 3%. Ora Juncker propone di scomputare dal 3% le spese di quanti accolgono i migranti. Quando andavano affrontati i problemi dell’Italia però Juncker non si è mosso. Ora che si è alzata la Merkel il presidente della Commissione Ue le viene subito in soccorso.
Come mai nell’arco di pochi giorni secondo lei la Merkel ha cambiato linea?
Per una logica di puro cinismo. Stiamo parlando della persona che a una bambina palestinese in lacrime aveva detto, tranchant, “non potete venire tutti qui”. E stop. Quel volto duro aveva dato ragione ai suoi oppositori nella Cdu/Csu i quali vorrebbero ancora più austerità.
Non può aver pesato la foto del bimbo siriano annegato, che ha commosso mezza Europa?
Secondo me non è stata tanto la foto, quanto un cinico ragionamento tattico che rischia di avere delle conseguenze paurose su cui nessuno ha riflettuto. A differenza di altri migranti, i profughi siriani appartengono perlopiù alla borghesia istruita. Quando ha visto l’ondata di generosità dei cittadini tedeschi e austriaci, la Cancelliera ha fatto un rapido calcolo e ha cambiato idea. A quel punto ha deciso di aprire le frontiere, ma solo ai siriani.
E’ giusto distinguere tra profughi e migranti economici?
Tutta la letteratura internazionale smentisce l’idea che sia meglio accogliere profughi anziché migranti economici. Nelle società vecchie, dove ci sono molti lavori che la gente non vuole più fare, è molto più facile che questi posti vuoti siano ricoperti da chi fugge per fame. In genere infatti i profughi hanno una scolarità più alta, e non accettano di fare i lavori che i “nativi” dell’Europa non fanno più. Quello della Merkel è dunque un calcolo cinico e razzista, ma che non funziona per il mercato del lavoro.
Anche Gentiloni ha sottolineato che occorre una strategia europea dei rimpatri. Come siamo messi su questo punto?
Personalmente preferirei una strategia europea dell’accoglienza e dell’integrazione. Non credo a questa distinzione così netta tra profughi e migranti. Uno che fugge dalla fame va protetto come uno che fugge dalla guerra. Soprattutto perché se torna in patria cade in mano a organizzazioni criminali che gli tolgono la famiglia e la vita.
Ora l’Europa è di nuovo divisa in due. E’ una frattura componibile?
La presa di posizione della Cancelliera ha disgregato lo stesso blocco del Nord-Est e ha diviso l’Europa ancora di più. I Paesi dell’Est Europa, che sono stati dominati dal Partito comunista per decenni, adesso non vogliono ricadere sotto al dominio tedesco. Quantomeno avrebbero voluto essere consultati, dal momento che la decisione della Merkel ha delle conseguenze anche nei loro confronti. Non è un caso che il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, abbia risposto alla Merkel per le rime.
L’Europa può avere una politica soltanto di accoglienza, ma essere assente da Medio Oriente e Nord Africa?
No, questo non è possibile. Dal momento che si deve intervenire nei Paesi di provenienza dei migranti, non basta una politica militare, occorre anche una politica diplomatica ed educativa. Se l’Onu non si muove, devono farlo i Paesi Ue. Ma soprattutto bisogna tenere conto del fatto che l’unica chance per la stabilità della Siria è che l’esercito di Assad non si sfaldi.
(Pietro Vernizzi)