«Le politiche sanzionatorie prima ancora della svalutazione del rublo, stanno dilapidando un patrimonio importante di relazioni e di fiducia costruito negli anni dalle imprese italiane», queste le parole molto decise di Antonio Fallico, Presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione Conoscere Eurasia, durante il seminario tenutosi ieri mattina a Trento dal titolo “Relazioni economiche e industriali tra Italia e Russia”. L’incontro è stato organizzato proprio dalla stessa “Conoscere Eurasia” e dal Forum economico internazionale di San Pietroburgo, in collaborazione con la Camera di Commercio di Trento e il sostengo di Intesa San Paolo, oltre che di Banca Intesa Russia. Gli ospiti che sono intervenuti all’evento, tra gli altri,, erano di grande prestigio dal momento che ognuno nel suo campo si trova connesso alle problematiche relative al difficile rapporto Italia-Russia, sia economico che strategico, sia imprenditoriale che sociale,.
Nella sua relazione, il presidente Fallico ha insistito su un frangente interessante che riesce a far cogliere la portata della questione: «Nel primo semestre di quest’anno il nostro export verso la Russia è diminuito del 28,9%. In pratica solo in questi sei mesi le esportazioni italiane hanno segnato un deficit di 1,3mld di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e addirittura di 1,8mld di euro sul 2013 (-35,7%)». Ha poi aggiunto che complessivamente le risoluzioni internazionali messe in atto contro la Russia dopo la complessa vicenda ucraina, acquisiscono un forte sapore ideologico, e hanno contribuito a bruciare nel giro di 18 mesi circa 10mld di euro di interscambio. «Sarà un gap molto difficile da recuperare tra due Paesi che avevano fatto della complementarietà la propria arma vincente sui mercati, registrando una crescita dal 2000 al 2013 del 327%». Cifre incredibili quelle messe in campo da Fallico che sottolineano inoppugnabilmente la difficoltà dell’intera situazione. Una perdita che però le imprese italiane potranno provare a colmare con la propria presenza in Russia, in modo da intercettare gli investimenti deliberati da Mosca del cambiamento strutturale del Paese: secondo Fallico così potrebbe essere possibile, e anzi lo deve diventare, l’incrementare del “made with Russia” già intrapreso con successo da alcune aziende italiane.
Interessante è stata anche la presenza del Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Segey Razov: intervenendo anch’egli al seminario ha potuto esprimere il suo giudizio sull’intera vicenda da un punto di vista privilegiato, ovvero conoscendo i due lati della “disputa”. Razov assicura: «Da parte dell’alta dirigenza russa non c’è alcuna intenzione di limitare la cooperazione con l’Italia: nonostante le spine della crisi il vostro Paese deve rimanere nostro partner privilegiato. Ma non bisogna superare la soglia di non ritorno, oltre la quale non rimarrebbe che piangere amaramente». In sostanza secondo l’ambasciatore, il dimezzamento del valore del Rublo e il regime sanzionatorio hanno determinato una crisi nell’interscambio con l’Italia e con l’Europa, ma questi due fattori – ha aggiunto – stanno creando le condizioni favorevoli per il ‘made with Italy’, ovvero delle iniziative imprenditoriali e delle produzioni italiane realizzate in Russia. In sintesi in questa fase di transizione occorre presidiare e mantenere le quote di mercato, perché l’andamento del petrolio ha effetto ciclico e chi perde posizioni esce dal mercato.