Dopo un lungo dibattito nella società civile, abbastanza a sorpresa per quanto sembrava la tendenza generale, il parlamento inglese ha votato no al progetto di legge sull’eutanasia. I no sono stati una larga maggioranza, tre a uno, cosa anche questa piuttosto inaspettata. Il progetto di legge prevedeva la possibilità per le persone con meno di sei mesi di vita di poter scegliere la cosiddetta dolce morte, cioè morire grazie al supporto medico. Secondo gli esperti, la larga vittoria dei no significa che prima che si arrivi nuovamente in parlamento con una proposta di legge analoga potranno passare anche dieci anni. Prima del voto c’è stata una lunga discussione parlamentare durata oltre quattro ore in cui sostenitori e oppositori del progetto di legge hanno valicato ogni schieramento politico, in modo chiaramente bipartisan. Tra i tanti interventi quello dell’ex ministro conservatore Caroline Spelman che alla camera dei deputati rappresenta la Chiesa anglicana che ha detto che “la vita è un dono di Dio tutto compreso, dolore e sofferenza inclusi e non spetta a noi metterla a finire”. Anche tra i conservatori c’erano però i sostenitori del progetto di legge, come un altro ex ministro, Crispin Blunt che da parte sua ha detto che “mentre alcune persone pensano che la sofferenza sia un’opportunità per partecipare alla passione di Cristo, morire in modo dignitoso è invece un concetto molto semplice che non avrebbe scioccato neanche Socrate”.



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