La sua politica, nel pieno dell’emergenza migranti, è la più controversa d’Europa. Mentre Bruxelles non decide (ieri il polacco Donald Tursk, attuale presidente del Consiglio europeo, ha annunciato un vertice Ue straordinario il prossimo 23 settembre), e gli altri stati decidono in proprio, aprendo e chiudendo le frontiere a giorni alterni, l’Ungheria di Viktor Orbán ha appena varato norme più severe in materia di immigrazione, perfino repressive a giudicare da quanto accaduto negli ultimi giorni al confine con la Serbia, dove ci sono stati violenti scontri tra migranti e forze di polizia. Dopo György Schöpflin, eurodeputato ungherese di Fidesz, è Júlia Vásárhelyi, giornalista, a raccontare che cosa accade nel paese divenuto simbolo dei nuovi “muri” europei.
L’Ungheria è al centro delle cronache per la sua azione di contenimento dei migranti anche con l’uso della forza. Lei, da ungherese, come reagisce?
Ho provato un sentimento di vergogna profonda per la maniera dura e spietata (lacrimogeni, cannoni ad acqua, proiettili di gomma) con cui la polizia e l’unita speciale anti-terrorismo hanno attaccato i profughi e i migranti al confine serbo-ungherese. E’ vero che un gruppo di quest’ultimi ha lanciato pietre contro le forze d’ordine, ma vanno tenute presente due cose.
Dica.
Primo, il motivo della rivolta era la disperazione per l’umiliazione con cui le autorità ungheresi trattano i profughi e i migranti. Secondo, la risposta è stata sproporzionata e crudele, una specie di punizione collettiva contro persone, bambini compresi, esasperate e vulnerabili. E’ stato il culmine del calvario che i rifugiati hanno dovuto sopportare nelle settimane precedenti in Ungheria.
Qual è il motivo di questa posizione del governo?
La posizione del governo ungherese è motivata prima di tutto da fini di politica interna: sorpassare l’estrema destra e distogliere l’attenzione dai veri problemi del paese. Gia in febbraio Orbán ha inviato a nome del governo un questionario intitolato “Consultazione nazionale sull’immigrazione e sul terrorismo” a 8 milioni di persone con domande tendenziose (Quanto è importante nella sua vita la diffusione del terrorismo?, Lei condivide che la diffusione del terrorismo sia dovuta alla gestione errata dell’immigrazione da parte di Bruxelles?, Condivide che si debbano sostenere i migranti durante il periodo che trascorrono in Ungheria?, Condivide che è necessario un sostegno a favore delle famiglie ungheresi invece che degli immigrati?, eccetera). Poi in giugno il governo ha cominciato una campagna d’odio su cartelloni giganti contro gli immigrati: “Se vieni in Ungheria non puoi togliere il lavoro agli ungheresi”; Se vieni in Ungheria devi rispettare la nostra cultura”; e tutto questo in ungherese!
Le sue sono accuse molto dure.
Ma Orbán sa benissimo che il 95 per cento dei migranti che arrivano in Ungheria non vogliono rimanerci, e che sono in transito verso l’Europa occidentale o settentrionale: Germania, Svezia, Austria, Norvegia. Queste campagne anti-immigrati sono basate sugli istinti peggiori della gente: nazionalismo, paura dallo sconosciuto, egoismo, invidia, razzismo. Orbán ed i suoi non parlano mai di profughi, ma di migranti clandestini ed economici che minacciano il nostro paese, la nostra cultura cristiana ed il benessere del popolo ungherese.
Pesa molto il fatto che siete un paese di confine?
C’è anche questo. Il problema è che a sud dell’Ue l’Ungheria è il primo paese dell’area Schengen, i profughi devono registrarsi qui per entrare nell’Ue e se le loro richieste d’asilo sono rifiutate, sono respinti in Ungheria. I richiedenti asilo non vogliono tornare qui, e le autorità ungheresi non vogliono registrare i profughi perché non possano essere respinti in Ungheria.
La posizione si è fatta più severa dopo l’approvazione di una legge contro i migranti illegali. Come vi siete arrivati? E la gente cosa pensa?
Il governo voleva da tempo una “riforma” del codice penale (una delle domande della consultazione si riferiva proprio a questo), il risultato è una legge anti-immigrati per la quale chi entra illegalmente in Ungheria commette un reato, non un’infrazione, e può essere condannato a 3 o 5 anni di prigione oppure venire espulso per un’anno dal Ungheria. Anche noi ungheresi rischiamo il carcere se aiutiamo “gli immigrati illegali” trasportandoli in macchina da una stazione ad un’altra per prendere il treno, se li portiamo in un campo di registrazione o se li alloggiamo per una notte. Con questa legge si volevano scoraggiare i profughi dal venire in Ungheria e spaventare i volontari che hanno aiutato in migliaia i profughi costretti a dormire all’aperto senza cibo, acqua, servizi igienici, assistenza sanitaria.
Ci parli dei centri di accoglienza.
Le condizioni di vita nei centri d’identificazione e nei campi profughi sono scandalose, sono scarsi i servizi di igiene di base, manca il personale, non ci sono interpreti per informare la gente, il trattamento è spesso disumano, il governo ha speso 22 miliardi di fiorini (75 milioni di euro) per la recinzione di filo spinato più centinaia di milioni per la campagna anti-immigrati, ma praticamente nulla per l’accoglienza ai profughi. Non a caso tanti di essi rifiutano di andare in questi centri deplorevoli.
Insieme all’Ungheria, anche Romania e Slovacchia sono contrari all’accoglienza straordinaria dei migranti. Per non parlare del Gruppo di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, ndr). Perché?
La posizione dei paesi del Gruppo di Visegrád era simile a quella ungherese quanto alla quota obbligatoria di migranti da accogliere, ma con alcune differenze. Non hanno adottato la retorica nazionalista, razzista di Orbán; e poi i cechi, gli slovacchi, i polacchi ed anche i rumeni si sono impegnati di accogliere qualche migliaio di profughi, mentre Orbán ha dichiarato più volte che l’Ungheria non ne vuole neanche uno. Qualche giorno fa ha detto che un giorno si potrà parlare di quote, ma solo dopo aver risolto il problema della difesa delle frontiere dell’Unione. Dunque per ora nessuna apertura, nessun impegno.
Cosa pensa della politica europea sulla questione migranti?
Non c’e dubbio che c’è un’emergenza immigrazione senza precedenti in Europa, l’Unione non era preparata a questa enorme pressione. Secondo me l’Italia merita il riconoscimento di tutti per gli sforzi con cui affronta e gestisce il problema senza un supporto sufficiente degli altri paesi Ue. Ma adesso — speriamo — si sono svegliati anche gli altri paesi, e cercano di armonizzare la loro politica d’immigrazione, di trovare una soluzione comune. Il problema è molto complesso e delicato, ci vuole dialogo, cooperazione a livello nazionale ed europeo per una posizione unitaria nella gestione della situazione. L’unico che non vuole cooperare è Orbán, che fin dall’inizio ha rifiutato ogni proposta di dialogo e di aiuto da parte dell’Ue — della quale accetta però i fondi, lamentandosi anzi di non riceverne abbastanza —, dell’Unhcr ed altre organizzazioni internazionali.
Ma chi è Viktor Orbán?
Lo one-man show degli ungheresi nazionalisti, e un modello per l’estrema destra xenofoba straniera. Ha assunto il ruolo del salvatore dell’Ungheria attaccata da orde straniere, si presenta come il vero difensore della cultura cristiana europea e il garante della sicurezza d’Europa. Paradossalmente tutti quelli che sono d’accordo con Orbán e la sua “politica” dell’immigrazione si dimenticano di menzionare i 4-500mila ungheresi che hanno lasciato il paese proprio da quando Orbán ed il suo partito sono al potere, per studiare o trovare lavoro all’estero. Sono i nostri migranti economici in Gran Bretagna, in Germania, in Austria, negli Stati Uniti.
Quali conseguenze avranno sul futuro le scelte contraddittorie che l’Europa a fatica sta assumendo?
E’ una cosa che in questo momento non è dato sapere. Io sono ottimista, spero che i leader europei onesti avranno la saggezza e un senso di responsabilità sufficiente per trovare una soluzione umana. Accanto al rispetto dei diritti umani, che è un imperativo nel caso dei profughi, ci vogliono regole chiare, informazioni oneste e rassicuranti per gli europei, per i rifugiati e per i migranti economici, non meno che sacrifici per elaborare una soluzione degna di una Europa civile. Ma se l’Europa non si dimostra capace di dare una risposta adeguata a questa grande sfida, sarà una tragedia.
Cosa pensa del modo in cui giornali e tv hanno parlato e stanno parlando dell’Ungheria? Ne viene l’immagine di un paese complessivamente poco aperto, contrario all’accoglienza. E’ così?
Secondo me le informazioni sui media stranieri sono piuttosto equilibrate e realistiche, anche se si parla poco dei volontari che hanno fatto sforzi enormi per aiutare i profughi e i migranti umiliati dal governo ungherese. In tanti, privati cittadini, gruppi Facebook, medici, infermiere, interpreti, pensionati, giovani, giorno e notte abbiamo assistito questa povera gente in fuga dalle guerre e dalla povertà. Normalmente gli ungheresi sono abbastanza accoglienti, ma il regime di Orbán è autocratico, la gente comune è disinformata dai media del servizio pubblico, intimidita da vari tipi di rappresaglie come la perdita del lavoro, il ritiro della licenza di un negozio, i controlli dell’agenzia delle imposte, solo per dirne alcune. E’ così triste vedere che ci sono tanti che si lasciano manipolare dal potere, e che la maggioranza degli ungheresi rimane silenziosa… Ma l’Ungheria non è Orbán e il suo governo. Almeno spero.
(Federico Ferraù)