Al tempo in cui Alexis Tsipras decise le elezioni anticipate, il consenso verso il primo ministro dimissionario era alto rispetto all’avversario conservatore. Non aveva contendenti credibili. Ma non aveva fatto i conti con la delusione dei suoi elettori, soprattutto tra le giovani generazioni. Troppe promesse non mantenute, troppi compromessi e poi quella resa inaspettata, dopo il trionfale risultato del referendum. Dopo la “speranza” di gennaio, oggi vincono frustrazione e rigetto. 



Sono i numeri a fornire la misura dell’incertezza del risultato di domenica prossima. Un sondaggio, fatto dopo il dibattito televisivo di lunedì, ha invertito il pronostico: Nea Democratia è passata in testa e l’errore statistico delle percentuali dà i due partiti alla pari. Ieri, invece Syriza sarebbe ritornata in vantaggio. Conclusione: meglio non fare affidamento sui sondaggi. Hanno già toppato per il referendum di luglio quando hanno dato il “sì” e il “”no” quasi alla pari. Saranno i voti dei giovani e degli indecisi a determinare la vittoria o la sconfitta di Tsipras. 



Questo testa a testa potrebbe generare una distorsione della volontà popolare: al primo partito verrà assegnato un “bonus” di cinquanta parlamentari, nonostante poche migliaia di voti lo separino dal secondo. Neppure l’attuale legge elettorale maggioritaria, dunque, si adatta alla situazione politica.  

La sinistra ellenica, diciamo la sua attuale maggioranza, rischia di scomparire, o comunque di ritornare ai margini della vita politica. Analisi riportata nel programma di governo di Syriza. Sette mesi fa era padrona assoluta del Paese. Ma si sa per tragica esperienza che le firme (tre) sull’ultima pagina del dossier Memorandum comportano un alto prezzo politico. “Il reale dilemma che deve affrontare oggi la Sinistra (con la S. maiuscola, ndr) è tra il ritorno del sistema politico borghese e dare battaglia per uscire dal neo-liberismo e dalla politica del Memorandum di austerità da una posizione di governo”. È quanto si legge a pagina 12 del programma elettorale di Syriza. 130 pagine, decine di queste sono un copia-incolla di quello del gennaio scorso. Con la differenza che il suo presidente ha firmato il Memorandum III. 



Di questa scelta obbligata se ne parla all’inizio. Poi a pagina 9, ecco il paragrafo 5 dal titolo: “Esiste un’alternativa?”. Certamente, insistono i “syrizei”. C’è da chiedersi se sono convinti di quanto scrivono, oppure se ricadono, scientemente,  nello stesso sbaglio commesso a gennaio scorso. O se ancora non hanno gli strumenti culturali per interpretare la situazione! Forse si avrà una risposta nei prossimi mesi. Comunque ecco l’alternativa. “Molti accusano Syriza di aver dato ragione al detto thatcheriano secondo cui non ci sono alternative al neo-liberismo. Nulla di più lontano dalla recente storia di Syriza (…). Syriza e il suo governo non hanno mai adottato questa politica. Perché un conto è accettare il neo-liberismo quale obiettivo strategico e quale unica scelta per il benessere sociale, un conto invece è riconoscere che in un certo preciso momento, con specifiche condizioni politiche, si è obbligati ad accettare un compromesso tattico che dia la possibilità di combattere con l’obiettivo strategico di instaurare il socialismo”. È il paradosso di Syriza, cioè la sua interpretazione dei fatti è falsata da parametri (l’accordo firmato a luglio) non presi in considerazione.    

Dunque l’obiettivo programmatico di Syriza “è implementare con altre condizioni, dopo trattative e un’esperienza di governo, un programma di quattro anni che si sganci dal neo-liberismo e dall’austerità, che modifichi lo Stato in senso radical-democratico, e che cerchi nel frattempo soluzioni che riducano le conseguenze dell’Accordo”. Un altro paradosso che si sgretola di fronte al muro di Berlino. Ieri, il governo di Frau Merkel ha comunicato che, nonostante le “promesse” elettorali, la Grecia deve attenersi alla “road map” delle riforme prevista dal Memorandum III, e che qualunque governo espresso dalle elezioni dovrà seguirla. E il portavoce del ministro Schauble ha affermato: “Ciò che è stato stabilito per la Grecia è vincolante, e non può essere facilmente modificato dal nuovo governo”. 
Inoltre, si legge nel documento, che imporre il “capital controls” era un’azione necessaria e che l’acme della battaglia politica di Syriza è stato raggiunto con il referendum del 5 luglio: “Un momento di sollevamento popolare che rimarrà indelebile nella memoria dei popoli dell’Europa e produrrà risultati politici nel prossimo futuro”. E nel presente, quali risultati ha prodotto? Uno solo: delusione e frustrazione. 

Sui quotidiani non sono apparsi commenti o analisi del programma Tsipras. “Che senso avrebbe – ha detto un analista politico – commentare un libro dei sogni per i ‘syrizei’ e un elenco di bugie per gli elettori?”. Sono trascorsi sette mesi e la stampa ha girato le spalle all’ex primo ministro. E come spesso avviene negli ultimi giorni prima delle elezioni spunta un nuovo scandalo della sinistra al governo: sarebbe coinvolto il “mentore politico” dello stesso Alexis Tsipras. Oppure si leggono critiche taglienti sulla scelta della famiglia Tsipras di mandare la propria prole nella più esclusiva scuola privata di Atene (la retta oscilla da 8 a 16 mila euro) o sulle sue passeggiate a bordo di uno yacht di un “capitalista” o sulla sua scelta di trascorrere le sue vacanze in una lussuosa villa di un noto armatore. 

Inopportune le scelte di un “ragazzo del popolo di sinistra”, soprattutto dopo che il suo governo ha imposto l’Iva (23%) per l’iscrizione alle scuole private. L’obiettivo era difendere il ruolo della scuola pubblica. Scuola, che a pochi giorni dall’apertura, è in pieno caos per mancanza di insegnanti.

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