Un caso che farà molto discutere. Secondo quanto riportato dal New York Times soldati dell’esercito americano in Afghanistan erano al corrente di diversi casi di violenze sessuali nei confronti di minori da parte di agenti della polizia governativa, ma era stato vietato loro di intervenire a difesa dei bambini dai loro superiori. Il giornale ha raccolto la testimonianza di diversi ex militari che hanno detto che i loro superiori avevano ordinato di far finta di niente e non occuparsi di questi casi in quanto si sarebbe trattato di “usanze locali”. Anche quando, come hanno detto alcuni, sentivano i bambini urlare di notte poco distante da loro. “Durante la notte li sentivamo gridare, ma non potevano far nulla. Non ci era permesso” ha raccontato al padre, che poi ha rilasciato la testimonianza, un caporale, Greogry Buckley, morto poi nel 2013 dopo un attentato. L’uomo disse al figlio di rivolgersi ai superiori per informarli: “Mio figlio lo fece, ma loro risposero di volgere lo sguardo dall’altra parte perché faceva parte della cultura locale”. Secondo il giornale la violenza sui minori è pratica diffusa in Afghanistan, definita “bacha bazi”, gioco sui bambini. Bambini fino ai 9 anni di età vestiti da femmine e tenuti come schiavi sessuali dagli adulti delle comunità. Le stesse persone che gli americani istruivano a diventare comandanti della polizia e dell’esercito afgano: “stavamo dando il potere a persone che commettevano cose peggiori dei talebani, come mi dissero anche gli anziani del villaggio” ha detto un ex capitano delle forze speciali americane, che per aver reagito contro uno di questi pedofili ha subito conseguenze disciplinari e avuto la carriera rovinata.