“Il piano comune di Russia e Stati Uniti è collaborare per trovare una figura in grado di sostituire Assad, tenere unita la Siria e mantenere in piedi l’esercito e la polizia nazionali”. Lo rivela Carlo Jean, generale e analista militare, secondo cui “in questo momento è in corso uno scontro di potere tra Isis e Al Qaeda e l’Occidente può approfittarne”. Ieri il presidente francese, François Hollande, ha annunciato: “Ho chiesto al ministro della Difesa di organizzare da domani voli di ricognizione sulla Siria, in vista di eventuali raid contro lo stato islamico”. Hollande ha aggiunto che “in Siria vogliamo sapere cosa si prepara contro di noi e cosa si fa contro la popolazione siriana. Per questo ho deciso di organizzare questi voli di ricognizione, in collegamento con la coalizione”. I voli di ricognizione saranno strettamente collegati ai raid aerei che partiranno in una seconda fase.



Hollande prepara i raid contro l’Isis, ma chiede anche che Assad se ne vada. E’ una strategia che può funzionare?

Il vero problema non è tanto l’eliminazione dell’Isis, quanto trovare una soluzione politica che sblocchi lo stallo in cui si trovano le forze in campo in Siria. Che sono estremamente variegate, perché ci sono alcuni degli insorti che combattono l’Isis, mentre altri sono suoi alleati.



La Russia sembra intensificare i suoi movimenti, al tempo stesso Mosca ha smentito ogni operazione. Che cosa sta preparando Putin in Siria?

Putin sta cercando di trovare una soluzione di compromesso, perché Mosca è in contatto sia con gli insorti sia con Assad. Anzi ad Assad in questo periodo la Russia sta fornendo ingenti quantità di armi.

Quale sarà il futuro della Siria? L’estinzione, la balcanizzazione o la conservazione di un ultimo baluardo?

E’ quasi impossibile che Assad rimanga al potere in modo definitivo o semi-definitivo. L’obiettivo sia dei russi sia degli americani è quello di mantenere l’unità della Siria, anche perché i vari gruppi etnici e religiosi sono talmente mescolati tra loro che è ben difficile tracciare confini sul modello di quanto è avvenuto nell’ex Jugoslavia tra Bosnia e Croazia.



Quali intenzioni ha l’Iran in Siria?

Le decisioni dell’Iran dipenderanno soprattutto da quelle che prenderà Mosca. E Russia e Stati Uniti sicuramente stanno cercando di affrontare la questione in modo ampio, in modo tale da tenere conto di vicende geopolitiche anche in altre aree.

Alla fine quale decisione prenderanno Russia e Stati Uniti?

Il loro obiettivo è trovare qualcuno che sostituisca Assad e che sia accettabile agli insorti, in modo tale da mantenere in piedi l’esercito e la polizia siriani che costituiscono le uniche forze multietniche e multireligiose presenti nel Paese. Insieme agli alawiti combattono cristiani, drusi e una parte di sunniti, soprattutto quelli legati al commercio, i quali avevano tratto grossi vantaggi dalla stabilizzazione della Siria sotto Assad.

Resta il problema di uno stato islamico in espansione. Che cosa farà Washington?

Il problema essenziale per la coalizione a guida americana è il fatto che mancano truppe terrestri. Chi può fornire queste ultime sono Iran e Turchia, due Stati che perseguono obiettivi differenti anche in vista del dopo Assad. Sono però gli unici che potrebbero fornire un contingente di truppe terrestri sufficienti per distruggere lo stato islamico.

 

Dove è possibile fare leva da un punto di vista strategico?

Bisognerebbe approfittare del fatto che in Siria e in Libia è in atto una competizione tra Isis e Al Qaeda. L’Isis nasce come una costola di Al Qaeda, ma sta perseguendo degli obiettivi completamente differenti e sta attuando una politica del tutto opposta. L’Isis infatti persegue un consolidamento nel Medio Oriente, mentre Al Qaeda ha una strategia globale rispetto a cui il Medio Oriente è solo il mezzo e non invece il fine.

 

Secondo il generale americano Petraeus, per sconfiggere l’Isis bisogna arruolare esponenti di Al Qaeda. E’ la strategia giusta?

Sì. Bisogna però vedere fino a che punto sia fattibile, nonché vendibile alle opinioni pubbliche occidentali. Chi sta facendo gli attentati in Occidente sono soprattutto le reti che fanno riferimento ad Al Qaeda. Di conseguenza Al Qaeda è vista come un pericolo e una minaccia molto superiori a quella dell’Isis. Quest’ultima invece è abbastanza localizzata in Iraq e Siria, e tutto sommato ha delle grosse vulnerabilità dovute in primo luogo al fatto che deve controllare un territorio, e in secondo luogo che ha bisogno di molte risorse finanziarie per mantenere anche l’esercito.

 

(Pietro Vernizzi)