Ha vinto l’outsider. Kyriakos Mitzotakis è il nuovo presidente del partito di opposizione Nea Demokratia. Ha vinto a dispetto del cognome imbarazzante e delle consorterie interne. Da oggi, l’equilibrio politico ellenico riparte da zero. E riparte con due nuovi leader giovani ed aggressivi. Nessuno scommetteva sulla sua vittoria, vuoi perché la vecchia guardia sembrava sicura e godeva sia dell’appoggio dell’ex primo ministro, Kostas Karamanlis, sia di Alexis Tsipras, il quale avrebbe preferito avere come avversario Vanghelis Meimarakis. Persino il giornale di Syriza aveva fatto campagna elettorale a favore dello sconfitto. Scritta dunque la parola fine al vecchio populismo di destra che aveva tracciato la politica della destra ellenica.



Sconfitte le vecchie lobbies, sconfitto un collaudato metodo di praticare la politica. Resta invece viva la tradizione della “eredità” politica legata alle grandi famiglie. “Prima sono Kyriakos e poi sono Mitzotakis”, rispondeva il nuovo presidente a coloro che gli rimproveravano di essere figlio di ex primo ministro, e già presidente del partito, e fratello dell’ex sindaco di Atene, ministro degli esteri, Dora Bakojanni, e già candidata sconfitta nelle elezioni per la presidenza – venne sconfitta da Antonis Samaras. Con il nuovo presidente si inaugura una nuova strategia filo-liberale e si rompe quel tacito accordo tra governo ed opposizione, che legava, non si è mai capito per quale logica politica, Tsipras all’ex primo ministro Kostas Karamanlis.



Da oggi il primo ministro sentirà il fiato sul collo dell’opposizione, e dovrà riflettere attentamente prima di indire magari elezioni anticipate perché potrebbe anche essere sconfitto. Di conseguenza subirà una maggiore pressione della sinistra del partito. Quindi dovrà assumere una posizione più radicale verso i creditori, i quali, a loro volta, potrebbero anche irrigidirsi in ragione del fatto che da qui in avanti hanno una alternativa politica a Tsipras. Resta da vedere come Mitzotakis saprà organizzare il partito e attuare una strategia alternativa. Lo si saprà a breve, quando si tratterà di votare la nuova riforma del sistema pensionistico.



Riforma che ancora resta sulla carta perché non sono iniziate le trattative con la Troika. Eppure non si discute di altro. Di sicuro nulla è certo, tranne un punto: la riforma sposta nel tempo i tagli e non è favorevole ai giovani. Tutto il resto, spogliato da ideologie e false promesse, si vedrà quando verrà presentata la legge in Parlamento. Di cerro, da ieri è iniziato un periodo difficile per il governo.