ATTENTATO ISTANBUL. “Per l’Isis quello del presidente Erdogan è il miglior governo possibile. Non si capisce quindi perché mai lo Stato Islamico avrebbe dovuto compiere un attentato nel centro di Istanbul”. Ad affermarlo è Ammar Waqqaf, siriano residente a Londra e direttore di Gnosos, un’organizzazione che fornisce informazioni su Siria e Medio Oriente a media e istituzioni. Martedì un attentatore suicida si è fatto esplodere nel centro di Istanbul uccidendo dieci persone. Le vittime sono tutti turisti stranieri, di cui otto tedeschi e uno peruviano. Il governo turco ha fatto sapere che l’attentatore era entrato di recente in Turchia dalla Siria, ma che non era sulla lista dei sospettati delle autorità. L’attentato non è stato rivendicato. Il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, ha però accusato lo Stato Islamico di essere responsabile dell’attentato. “Finché non spazzeremo via Daesh, la Turchia continuerà a combattere sia a casa propria sia con le forze della coalizione”, ha aggiunto il presidente del Consiglio usando l’acronimo arabo dell’Isis.



Waqqaf, il governo turco non ha dubbi sul fatto che dietro a questo attentato ci sia l’Isis. Lei che cosa ne pensa?

Stando alle informazioni disponibili non sappiamo chi ci sia dietro a questo attentato. Prima delle elezioni turche, l’Isis era probabilmente interessato a destabilizzare il Paese. L’obiettivo era spingere i turchi a sentirsi minacciati e quindi a votare per l‘AKP in modo da garantire la stabilità nazionale. Per l’Isis il governo turco migliore è quello guidato dal partito islamista di Erdogan in quanto fin dall’inizio della rivoluzione in Siria, l’AKP è stato molto favorevole nei confronti di tutti i ribelli, incluso lo stesso Daesh.



Quale strategia c’è dietro a questo attentato?

Non possiamo dire con certezza che l’Isis sia responsabile dell’attentato di Istanbul, né quale sia la logica che c’è dietro. La zona colpita era frequentata soprattutto da turisti, e questo va a indebolire Erdogan anche da un punto di vista economico in quanto gli stranieri ora saranno più riluttanti ad andare in vacanza in Turchia. Non è chiaro quali vantaggi possa però ricavarne l’Isis. E’ possibile che il califfato voglia mandare un messaggio al presidente, minacciandolo di distruggere l’economia del Paese qualora decida di bloccare il commercio di petrolio e le rotte dei foreign fighters europei.



Spesso si è detto che i principali finanziatori dell’Isis sono Turchia e Arabia Saudita, eppure quest’ultima è stata colpita da diversi attentati. Perché mette in dubbio che l’Isis possa attaccare anche Erdogan?

Perché la legittimazione dell’Isis come califfato islamico passa necessariamente dall’Arabia Saudita, dove si trovano i luoghi sacri per i musulmani. Daesh ha quindi interesse ad assumere il controllo di queste aree, mentre lo stesso non vale per la Turchia. Lo stato islamico può tollerare la Turchia nella misura in cui quest’ultima non assume una linea dura nei suoi confronti.

Qual è la strategia che emerge dai messaggi diffusi in passato da Al-Baghdadi?

Se analizziamo i messaggi video e audio di Abu Bakr Al-Baghdadi, quest’ultimo invita più volte ad attaccare l’Arabia Saudita, mentre non fa mai lo stesso nei confronti di Erdogan o dell’AKP. Isis e Turchia sono infatti legati da una relazione di reciproca convenienza. L’Isis inoltre non è interessato alla Turchia in quanto tale.

 

A che cosa mira allora il califfato?

L’obiettivo di Al-Baghdadi è ispirare nuovi combattenti da Europa, Stati Uniti e Australia per convincerli a unirsi alla guerra santa. Ma da questo punto di vista è molto più utile un obiettivo come la Palestina. La Turchia al contrario è un Paese islamico e democratico: l’attentato di Istanbul quindi non è in grado di ispirare nessuno. Tutt’al più potrebbe servire a ricordare a Erdogan che se cambia la sua linea, l’Isis è pur sempre in grado di trasformarsi in una minaccia.

 

Questo attentato segue in ordine di tempo quelli in Libia e a Baghdad. L’Isis intensifica gli attacchi perché sta perdendo terreno?

No, gli attentati dell’Isis non sono mai una reazione. L’Isis è un movimento che punta a espandersi, e quindi continuerà a diffondersi in Libia e in altri Paesi a prescindere da quello che accade in Siria e Iraq. Questa espansione avviene soprattutto attraverso affiliazioni con altri gruppi estremisti che sono in cerca di una guida, di legami, di finanziamenti e di armi. Questi gruppi sono quindi pronti ad alzare la bandiera dell’Isis con l’obiettivo di ottenere nuovi mezzi e protezione. Ciò può avvenire ovunque, dalla Libia alla Somalia e alla Nigeria.

 

Quindi qualsiasi Paese è ugualmente importante per l’Isis?

Sì. Anche se il suo principale successo è la nascita dello stato islamico in Siria e Iraq, Daesh oggi è diventato molto più ambizioso al punto che di fatto sta sostituendo Al Qaeda come organizzazione internazionale. Ben prima di Al-Baghdadi, nel 1997 il califfato era già stato dichiarato in Afghanistan dal Mullah Omar. Il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, non a caso aveva giurato fedeltà al Mullah Omar in quanto “califfo dei musulmani”.

 

E’ la stessa espressione usata da Al-Baghdadi?

Sì. Quando Al-Baghdadi riferisce a sé questo stesso termine, significa che intende assumere nelle sue mani l’intero progetto. L’Isis così non fa più parte di Al Qaeda, ma è un suo concorrente, ed è quindi interessato a espandere la sua presenza in tutto il mondo, ereditando le stesse reclute e gli stessi collegamenti di Al Qaeda.

 

(Pietro Vernizzi)