“L’Italia non può permettersi che Francia e Regno Unito la taglino fuori dalla Libia. Renzi ha già dispiegato delle forze nel Paese, in attesa della fase due basata su bombardamenti e su un’invasione di terra che potrebbe contare su 10mila uomini”. Lo afferma Carlo Jean, generale e analista militare. Nei giorni scorsi era stato segnalato un Boeing Stratotanker francese, usato per il rifornimento in volo, che ha raggiunto le coste libiche dopo avere fatto rotta sui cieli di Sardegna e Sicilia. L’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha inoltre dichiarato in un’intervista a ilsussidiario.net: “Quando l’aereo militare italiano è andato a recuperare i feriti di Misurata, nell’aeroporto c’erano forze speciali del nostro Paese che proteggevano l’operazione”. Tutti segnali che fanno pensare che l’intervento contro l’Isis in Libia in realtà sia già cominciato.



Generale Jean, qual è la strategia dell’Isis in Libia?

Sopravvivere. In questo momento l’Isis è sotto attacco su tutti i fronti, e di conseguenza per mantenere un certo prestigio nonché la presa sull’opinione pubblica necessaria a garantirle reclutamenti e finanziamenti, mette in atto questi attacchi al di fuori del territorio di Siria e Iraq.



E’ vero che l’Italia è già presente in Libia?

Sicuramente l’Italia è presente in Libia. Gli stabilimenti dell’Eni sono difesi da forze speciali come il reggimento dei paracadutisti Col Moschin o gli incursori della Marina. L’impiego di operazioni di intelligence è un fatto normale.

Per ora si tratta di operazioni limitate?

E’ in atto la preparazione di uno spettro di interventi molto ampi. L’obiettivo è appoggiare il nuovo governo libico di unità nazionale, in modo da essere in grado di intervenire molto rapidamente in suo sostegno.

Il video di Al Qaeda con le minacce all’Italia che occupa la Libia è una conferma della nostra presenza?



Le minacce contro l’Italia non sono una novità e non vanno prese sul serio.

Nei giorni scorsi si è parlato della presenza di un Boeing Stratotanker francese sui cieli libici. L’Italia ne era a conoscenza?

Sicuramente l’Italia ne era a conoscenza e si trattava di un’operazione concordata.

A questo punto che cosa dovrebbe fare l’Italia?

Il rischio è che il nostro Paese finisca per essere spiazzato dall’intervento di Francia e Regno Unito in Libia. L’Italia deve dunque concordare che cosa fare insieme a Parigi e Londra.

Quale dovrebbe essere il compito dell’Italia?

Stabilizzare la Libia, e quindi anche bombardare l’Isis.

I bombardamenti rischiano di creare un problema politico per Renzi?

E’ possibile, ma è chiaro che non possiamo essere bypassati da Francia e Regno Unito perché ne va della nostra credibilità.

 

Lei metterebbe anche delle truppe italiane di terra?

Questo prima o poi sarà inevitabile.

 

Di quanti soldati ci sarebbe bisogno per occupare tutta la Libia?

Per occupare tutta la Libia ci vorrebbero centinaia di migliaia di soldati, ma non lo ritengo un obiettivo realistico. Gli obiettivi dell’intervento italiano saranno più limitati, in modo da sostenere le forze libiche che difenderanno il nuovo governo di unità nazionale.

 

Di quanti soldati italiani c’è bisogno sul terreno?

Sicuramente almeno diecimila.

 

L’Italia è preparata per un intervento così impegnativo?

Sì, la nostra forza militare è adeguata per questo intervento. Si tratta di avere la volontà politica di impiegarla.

 

Renzi avrà il coraggio per farlo?

Renzi sarà obbligato a farlo per impedire che siano gli altri a intervenire. Per l’Italia sarebbe uno smacco politico veramente pesante.

 

L’intervento avverrebbe con il mandato dell’Onu?

L’Onu ha credibilità finché agisce effettivamente. Nel momento in cui si limita a fare chiacchiere, a un certo punto subentrano gli interessi nazionali.

 

Ritiene che in questo momento vada ripensato anche il servizio di leva obbligatorio?

No, il servizio di leva obbligatorio creerebbe dei problemi politici interni molto rilevanti, e va bene soltanto per le grandi guerre in cui ci sono perdite ingenti. Per le missioni internazionali di solito si impiegano solo professionisti o volontari a lunga ferma.

 

(Pietro Vernizzi)