In Israele la legge sulla maternità surrogata obbliga a test genetici le coppie che ricorrono al cosiddetto utero in affitto per avere un figlio. E’ successo così che una coppia gay che aveva “ordinato” un figlio da una donna nepalese sia risultata incompatibile, nessuno dei due era cioè genitore biologico. A questo punto, si legge sul quotidiano Avvenire che ha riportaot il caso, la bambina è stata rispedita al mittente, come un qualunque pacco postale del quale si era sbagliato l’indirizzo di consegna. A occuparsi del caso della coppia gay una agenzia internazionale specializzata in maternità surrogate, la Tammuz International Surrogacy che si è scusata per “l’intoppo” garantendo la serietà del suo lavoro e promettendo che non accada più. Il Nepal dopo il terribile terremoto che ha messo in ginocchio economicamente il paese, è una delle nazioni oggi dove si ricorre maggiormente per trovare donne che, per poche migliaia di euro, acconsentono ad affittare il proprio utero per coppie soprattutto omosessuali di tutto il mondo. Dal 2014 in realtà il governo nepalese ha proibito tale pratica ma rimane un ampio giro di mercato nero.