E’ di almeno 20 morti il bilancio di un attacco terroristico che ha colpito la Bacha Khan University di Charsadda, nel Pakistan Nord-Occidentale. Un gruppo di militanti armati di fucili AK-47 hanno assaltato il campus universitario dove numerosi studenti stavano dormendo. L’esercito è intervenuto e nell’arco di sei ore ha ucciso i quattro attentatori. Finora sono stati rinvenuti i corpi di 19 tra studenti, agenti di sicurezza, poliziotti e almeno un insegnante, ma le vittime totali potrebbero essere fino a 40. Abbiamo chiesto un commento a Paul Jacob Bhatti, presidente della Shahbaz Memorial Trust, una fondazione in onore del fratello ucciso in Pakistan dai fondamentalisti islamici il 2 marzo 2011.



Qual è la matrice di questo ennesimo attentato in Pakistan?

Il Pakistan sta lottando da molti anni contro il terrorismo, il fanatismo e la violenza settaria. Purtroppo nell’arco di questi anni si sono sviluppati tanti gruppi e ideologie, e ci vorrà tempo per eliminarli. Isis e talebani hanno alla base un’unica ideologia: uccidere, dividere, odiare e morire. Queste persone non vedono l’ora di morire, perché sono convinte che dopo la morte andranno in Paradiso. Anche se usano la religione per i loro scopi, il loro è terrorismo fine a se stesso. Il terrorismo non ha religione, perché nessun essere umano può uccidere un altro essere umano.



Chi colpisce in Pakistan sono i talebani o l’Isis?

Difficile fare queste distinzioni. Ci sono militanti entrati nell’Isis dopo essere stati funzionari di Saddam Hussein oppure di Osama Bin Laden. Nella realtà si tratta di persone senza alcuna agenda o ideologia. Uccidere non è un programma politico, e quindi evidentemente queste sono persone che nel loro sangue hanno soltanto la volontà di morire e uccidere.

Che cosa sta facendo il governo pakistano?

Si è mosso per eliminare quanti aderiscono a questa ideologia. Anche se siamo abituati a sentire tante notizie di questo tipo, questa mi ha addolorato in modo particolare perché mi ero illuso che il Pakistan stesse andando verso una fase più pacifica.



Ultimamente la situazione era migliorata?

Numerose scuole dove si formano i talebani in Pakistan oggi sono state chiuse o sono sotto osservazione. Tantissimi terroristi, di cui alcuni sono anche stati coinvolti nell’uccisione di mio fratello Shahbaz, sono stati catturati e in alcuni casi uccisi. La dispersione e se vogliamo la disperazione di queste persone che vivono come una setta terroristica li ha portati a reagire con attacchi come quello di Charsadda. Popolo, governo e militari però sono uniti dall’obiettivo di una riduzione dell’attività dei terroristi, e in questo senso abbiamo avuto anche dei risultati.

Il governo pakistano controlla l’intero territorio nazionale o esistono enclavi in mano ai terroristi?

Ufficialmente non esistono aree del Pakistan sotto il controllo dei terroristi. Esistono però vari gruppi estremisti presenti nella società, e con terroristi in sonno pronti ad entrare in azione che vivono tranquillamente insieme alla gente comune. E’ un po’ quello che è avvenuto anche in Francia e in Belgio. In vari ghetti e quartieri le cellule hanno programmato gli attacchi, finché hanno deciso di farsi saltare. La stessa cosa sta avvenendo in Pakistan. Non si tratta quindi di zone interamente sotto il controllo dei talebani, ma purtroppo esistono dei gruppi infiltrati in mezzo alla popolazione normale. Quando vogliono queste persone si riuniscono e organizzano stragi come quella di Charsadda.

 

Questi sviluppi sono legati alla situazione in Afghanistan?

La guerra condotta dall’Occidente in Afghanistan ha molto indebolito i talebani, ma non li ha debellati completamente. I talebani da sempre sono suddivisi in due branche: quella afghana e quella pakistana. I loro attentati in Pakistan di fatto non sono mai cessati, anzi hanno colpito politici e capi di Stato come Benazir Bhutto, assassinata nel 2007.

 

(Pietro Vernizzi)