Le vicende mediorientali hanno messo un po’ in ombra l’Ucraina, anche se questo conflitto in piena Europa ha già causato più di 9mila morti e quasi un milione e mezzo di rifugiati. Per la verità, di Ucraina si è parlato anche recentemente, ma in termini finanziari, data la necessità di ristrutturare il suo pesante debito e le resistenze dei creditori a subire i pesanti tagli (si parla del 40%) chiesti dal governo ucraino. Anche in questo caso, lo scontro maggiore è stato con la Russia su 3 miliardi di dollari che il ministro delle Finanze ucraino, Natalie Jaresko, peraltro nata a Chicago e trasferitasi in Ucraina per entrare nel governo, ritiene di natura privata e quindi a rimborso non prioritario. Il Fondo monetario internazionale ha però riconosciuto questo debito come sovrano e il diritto di Mosca di adire le vie legali, spingendo Kiev a un inizio di trattativa anche con Mosca. L’Fmi ha decisamente voce in capitolo, dato che i suoi prestiti sembrano l’unica via per evitare all’Ucraina di andare in default. Le condizioni dell’economia sono pessime, la valuta locale è in continua discesa, il che se non altro aiuta l’esportazione di prodotti agricoli ucraini, e la lotta alla corruzione rimane del tutto insoddisfacente, così come resta impervia la via delle riforme. Il che non dovrebbe sorprendere per un Paese sostanzialmente abbandonato a se stesso e ai suoi dissidi interni, che non sono solo la guerra nella sua parte orientale, e che ha perso una parte di territorio, la Crimea.



Lo scenario comincia a diventare ostico anche per diversi giocatori esterni, a partire dalla Russia, per la quale le sanzioni occidentali aggravano una situazione già critica per il crollo del prezzo del petrolio. Le sanzioni iniziano a pesare anche su diversi Paesi europei e se è stata l’Italia a cominciare a cercare di cambiare rotta, ora si sono aggiunte anche Francia e Germania, i cui ministri rispettivamente dell’Economia e delle Finanze hanno esplicitamente sostenuto l’opportunità di arrivare a una soluzione della crisi e sospendere così le sanzioni. Lo stesso John Kerry ha dichiarato al meeting di Davos che le sanzioni potrebbero essere cancellate entro l’anno se verranno implementati gli accordi di Minsk.



A questo proposito, sembra sostanzialmente reggere la tregua concordata nel cosiddetto “primo Minsk”, nonostante ripetute violazioni, mentre va a rilento l’applicazione degli accordi Minsk 2, come ad esempio lo scambio dei prigionieri. Ovviamente le due parti si accusano a vicenda, ma anche secondo gli osservatori occidentali sia Kiev che i separatisti sono responsabili di questi ritardi, e le dichiarazioni sulla possibile cancellazione a breve delle sanzioni sembrerebbero assumere le caratteristiche di una pressione in particolare sul governo ucraino.

Putin ha già raggiunto un buon risultato con l’annessione della Crimea, che ha confermato essere irrinunciabile per la Russia, e può quindi tenere un atteggiamento più morbido sul Donbass, sostenendo gli accordi di Minsk che riservano a questi territori un’ampia autonomia.



Questo è invece il problema del presidente ucraino Poroshenko, che non ha una maggioranza precostituita per far passare le modifiche costituzionali necessarie per il riconoscimento di questa autonomia. Per contro, se non passa la riforma i separatisti minacciano di tenere comunque a febbraio le elezioni nei territori da loro controllati, il che farebbe precipitare la situazione. Una prospettiva che viene ritenuta molto pericolosa anche dall’Europa e dagli Stati Uniti e si stanno, infatti, moltiplicando a diversi livelli i contatti con i russi. E’ probabile che in questi incontri non si parli solo di Ucraina, ma anche di Medio Oriente, visto il ruolo assunto dalla Russia in quest’area, con l’intervento in Siria e, prima ancora, negli accordi nucleari con l’Iran.

Si sta quindi delineando una possibile convergenza di interessi che potrebbe portare finalmente a una soluzione di questo insensato conflitto e c’è da augurarsi che ciò avvenga già nei prossimi incontri del gruppo di Minsk che dovrebbero tenersi a febbraio.