Il 40% dei tedeschi vuole che il cancelliere Angela Merkel si dimetta perché è scontento della sua politica in tema di rifugiati. E’ quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto Insa per il magazine Focus e rilanciato dalla Reuters. Da parte dei tedeschi in particolare c’è un’insoddisfazione nei confronti della scelta della Merkel di accogliere quanti fuggono dalle guerre in Medio Oriente e Africa. Nel corso del 2015 la Merkel aveva raggiunto il suo picco di popolarità, ma negli ultimi mesi è diventata sempre più isolata in quanto i politici più conservatori stanno facendo pressioni affinché assuma una linea più dura nei confronti dei richiedenti asilo. Ne abbiamo parlato con Gian Enrico Rusconi, professore emerito di Scienze politiche nell’Università di Torino.



Professore, come legge il calo di popolarità della Merkel?

E’ stato un calo progressivo. Lo scorso agosto la Merkel aveva il 67% dei consensi, mentre adesso questi ultimi sono scesi. Il problema è quantificare dove si collochi questo calo dei consensi, se cioè siano tra gli elettori socialdemocratici o in quelli della CSU. La ragione però è semplice.



Quale sarebbe?

La decisione della Merkel di aprire le frontiere senza particolari condizioni, dopo un primo momento di entusiasmo ha provocato una reazione negativa che continua. Tanto è vero che qualcuno arriva a dire che la Merkel deve andarsene e che perderà le prossime elezioni.

Il malcontento nasce dal fatto che i tedeschi non vogliono i rifugiati, o dal modo in cui il governo tedesco ha gestito la vicenda?

Da entrambe le cose. Effettivamente il cancelliere ha preso una decisione molto audace, e non ha previsto le conseguenze indirette di questa scelta. Secondo una certa interpretazione, il suo è stato anche un gesto lungimirante per la necessità che il calo demografico non incidesse negativamente sul sistema economico. Tanto è vero che paradossalmente i gruppi meno ostili alla decisione della Merkel sono quelli legati all’industria e all’economia.



Che cosa è andato storto?

Il cancelliere non ha previsto la rivolta delle nazioni vicine. Mai avrebbe immaginato che Danimarca e Svezia si sarebbero comportate come stanno facendo. In occasione del convegno della CDU, la Merkel aveva detto chiaramente che la Germania deve accogliere i rifugiati perché è un popolo maturo. Non prevedeva però questo contraccolpo a livello europeo.

Ora che cosa farà?

Come ha detto ieri la Merkel parlando con Renzi, occorre pagare la Turchia perché trattenga le masse di profughi e minacciare la Grecia in modo che faccia bene il suo lavoro di contenimento. Nello stesso tempo però alla popolazione tedesca è chiesto un grande sforzo di generosità. Diverse palestre sono inagibili da un paio di mesi, perché sono occupate dai migranti. Non rimprovero quindi i tedeschi per il fatto di reagire in questo modo, vorrei vedere se la stessa cosa avvenisse a casa nostra.

Perché la Merkel, che di solito è così attenta all’opinione pubblica, questa volta ha scelto senza tenere conto delle possibili reazioni?

La Merkel ha ribadito più volte che la CSU è un partito cristiano, e che deve quindi essere sensibile al tema dei migranti. A ciò si è aggiunto un calcolo sulla risorsa economica che potevano costituire i rifugiati in quanto forza lavoro. Il problema è stato il fatto che si è trattato di un’operazione enorme e improvvisa. La Merkel ha sopravvalutato la capacità di farcela, e adesso cerca di tenere botta. Ne sta pagando in termini di popolarità, ma tiene duro perché è convinta di avere fatto una buona cosa.

 

Il suo governo è a rischio?

Il punto è che in Germania non esiste una grossa personalità in grado di rappresentare un’alternativa alla Merkel. Il cancelliere tedesco è un personaggio singolare e complesso, molto di più di quanto non sembri. La stampa italiana però non è in grado di recepirlo, perché né confronti della Germania e della Merkel c’è un’avversione di bassa lega.

 

(Pietro Vernizzi)