Le Elezioni Usa 2016 non sono molto differenti dalla vita di tutti i giorni: gli errori si pagano, a volte anche a caro prezzo. Donald Trump sta facendo i conti con questa dura realtà: per la prima volta da quando è iniziata la corsa alla Casa Bianca contro Hillary Clinton sta capendo sulla propria pelle cosa significa pagare le conseguenze dei propri sbagli. L’ha combinata troppo grossa, The Donald, per sperare di passarla liscia anche questa volta: gli americani gliene hanno “perdonate” tante, dal fatto di essere stato “furbo” nel pagamento delle tasse fino alle sue posizioni più estremiste, ma non potevano soprassedere sulle dichiarazioni sessiste in materia di donne. Il Trump in versione playboy ha superato ogni limite, ha parlato del gentil sesso come mai un candidato alla presidenza aveva fatto nella storia politica a stelle e strisce, e lo ha fatto per di più nell’anno in cui per la prima volta una donna è candidata alla guida del Paese. Come si fa adesso a rimediare a questo passo falso? E soprattutto, è possibile farlo? Nel corso del secondo dibattito televisivo alla Washington University di St. Louis, Trump è stato messo fin da subito sotto torchio. La prima domanda proveniente dal pubblico riguardava proprio questo tema: sentite di essere i modelli giusti per la gioventù di oggi? Un modo carino per dire a Donald Trump: credi di essere la persona adatta a guidare l’America dopo aver riempito di volgarità il mondo femminile, compresa tua figlia? La reazione di Trump è stata quanto meno spiazzante. Ricordate la versione di Donald Trump spaccona e sbruffona, quella che qualche mese fa ammise di non ricordare l’ultima volta in cui aveva chiesto scusa a qualcuno? Ecco, se ve la ricordate, adesso dimenticatela di nuovo: perché non esiste più. Già a poche ore dalla pubblicazione del video dello scandalo da parte del Washington Post, Trump aveva diffuso un filmato in cui chiedeva scusa per le sue parole e nel quale si descriveva come un uomo profondamente diverso rispetto a quello del 2005, anno in cui quelle immagini erano state girate. Il candidato repubblicano ha fatto mostra di sincero pentimento anche nel town hall meeting che ha caratterizzato il secondo faccia a faccia, ammettendo di non essere per niente fiero di quelle sue affermazioni e catalogando il tutto come “chiacchiere da spogliatoio” tra uomini. Ora, queste scuse le abbiamo ascoltate pochi giorni fa dal pugile Clemente Russo, concorrente all’interno del Grande Fratello, reo di aver pronunciato frasi di questo tipo nei confronti di Simona Ventura. Anche in quel caso, visto che il medagliato olimpico parlava con l’ex calciatore Stefano Bettarini, si trattava di “discorsi tra uomini”, ma capite che c’è un bel problema se a pronunciarle è il candidato alla Casa Bianca. Prima di fare il suo ingresso nell’anfiteatro la sera del dibattito, Trump aveva tentato quello che alcuni potrebbero definire il colpo da maestro, altri hanno ribattezzato la mossa della disperazione. Come riporta Politico.com, infatti, il cavallo di battaglia di Trump per difendersi da chi lo ha accusato di essere sessista è stato l’attacco a Bill Clinton. Il marito di Hillary, ha detto Trump, ha davvero molestato delle donne in più di un’occasione mentre le sue sono soltanto parole. E cosa ha fatto Trump per avvalorare ulteriormente la sua tesi? Ha indetto una conferenza stampa a sorpresa nella quale si è presentato insieme a 4 donne, tali Paula Jones, Kathy Shelton, Juanita Broaddrick e Kathleen Willey, che sostengono di essere state stuprate da Bill Clinton e di essere state minacciate da Hillary. Non servirà più di tanto questo tentativo, non basterà soprattutto a fermare l’esodo di politici del Partito Repubblicano che dopo le parole di Trump sulle donne hanno deciso che è arrivato il momento giusto per prendere definitivamente le distanze da Trump. Il candidato alla presidenza del Gop nel 2008, John McCain, ha fatto un passo indietro ritirando il suo endorsement per Trump, mentre Paul Ryan, speaker della Camera nonché astro nascente del Partito Repubblicano indicato come favorito numero uno per la corsa alla Casa Bianca del 2020, nel corso di una conference call con alcuni colleghi, come riporta Usa Today, ha detto che non ritirerà il suo appoggio al magnate newyorchese ma che non lo difenderà né farà più campagna per lui. Intorno a Donald Trump, dunque, vi è molta terra bruciata. Non è chiaro se il cammino del nominato del Gop in queste restanti 4 settimane di campagna elettorale subirà ulteriori scossoni. Non siamo in grado di stabilire con certezza quella che sarà la strategia del tycoon, chiamato a ridisegnare se stesso agli occhi del suo elettorato, costretto a far fronte agli attacchi dei media, dei suoi avversari e infine del suo stesso partito. Quel che è certo è che siamo di fronte ad una campagna elettorale che non ha precedenti nella storia delle democrazie occidentali e che per gli anni a seguire difficilmente assisteremo ad uno spettacolo che, nel bene e nel male, ha offerto diversi spunti di riflessione. Fino a che punto si può spingere un candidato che ambisce a guidare una nazione intera? Qual è la soglia che divide la sfera pubblica da quella privata? E un leader può pentirsi di un errore, chiedere scusa, e sperare di essere perdonato dal proprio elettorato? Il bello è che ancora non lo sappiamo: lo scopriremo insieme, manca meno di un mese, l’8 novembre capiremo qualcosa in più sul mondo politico e su noi stessi. Una cosa, però, ci sentiamo di dirla in anticipo: queste Elezioni Usa 2016 ci mancheranno da pazzi. (Dario D’Angelo)