Un caso estremo, quello che Amnesty International ha denunciato al mondo. Una ragazza iraniana di 22 anni, Zeinab Sekaanvand, sarà giustiziata mediante impiccagione fra due giorni. Lo ha confermato il tribunale che l’aveva condannata a morte quattro anni fa, con l’accusa di aver ucciso il marito. La giovane era stata obbligata a sposarsi a 15 anni. Arrestata con l’accusa di omicidio, era stata rinchiusa in carcere dove per circa venti giorni aveva subito violenze e alla fine aveva ammesso di aver ucciso l’uomo perché la picchiava e abusava di lei. Quindi il processo senza che le venisse dato un difensore d’ufficio. Solo al momento del giudizio dopo il terzo processo le era stato concesso un avvocato difensore e in quell’occasione la ragazza aveva negato le accuse e ritirato la sua confessione. Zeinhab ava finalmente potuto dare la sua versione dei fatti: a uccidere il marito era stato il fratello dell’uomo, che aveva abusato sessualmente di lei diverse volte, ma la corte ha ignorato la sua versione dei fatti. Poi in carcere la giovane aveva avuto una relazione con un altro carcerato rimanendo incinta: la sua condanna a morte è stata dunque posposta fino a quando non avesse partorito, cosa che è successa il 30 settembre scorso. E adesso, il 13 ottobre, sarà giustiziata. Amnesty International denuncia che la ragazza, quando avrebbe commesso il crimine, era ancora minorenne, non ha mai potuto godere di un avvocato difensore a tempo pieno ed è stata torturata dalla polizia per estorcerle la confessione. 



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