Saranno probabilmente le donne americane a causare la sconfitta di Donald Trump in queste Elezioni Usa 2016. E non sarà l’appeal esercitato da Hillary Clinton, prima donna della storia candidata alla Casa Bianca, a fare la differenza. Tutto inizia e finisce con Donald Trump. Non bastavano evidentemente le dichiarazioni sessiste venute fuori da un dialogo risalente al 2005 in cui Trump parlava delle donne in maniera animalesca, dicendo di poterle baciare (e non solo) in qualità di “superstar”. Ora, dopo che quelle parole sono state catalogate dal tycoon come semplici “chiacchiere da spogliatoio”, dopo che il repubblicano ha chiesto scusa per le sue dichiarazioni facendole passare come un tipico esempio di machismo tra uomini, viene fuori che forse quei dialoghi nascondevano un fondamento di verità, rappresentavano insomma il normale modo di agire del candidato del Partito Repubblicano alla Casa Bianca. La conferma arriverebbe dal racconto di 4 donne, che in epoche diverse sostengono di essere state molestate da Donald Trump. Due di queste sono state sentite dal New York Times, che ha raccolto le loro testimonianze dopo che le dirette interessate hanno deciso di svelare l’accaduto poiché scosse dalle parole di Trump nel secondo dibattito tv contro Hillary. Il primo racconto di cui vi diamo conto è quello di Jessica Leeds, una donna che oggi ha 74 anni ma che nel 1980, anno in cui sostiene di essere stata molestata, ne aveva 38. Tutto ha inizio da una casualità: Jessica è su un aereo quando un assistente di volo le comunica che in prima classe c’è un posto libero che può esserle assegnato e la invita a seguirla. Al seggiolino accanto è seduto Donald Trump. L’imprenditore inizia a fare conversazione, i convenevoli vanno avanti per circa 45 minuti, nei quali Trump fra le altre cose si informa se la donna sia sposata o meno e questa le risponde che no, da un po’ di tempo è divorziata. Ad un tratto però la scena muta radicalmente: il tycoon abbandona le buone maniere, abbassa il bracciolo che separa i due sedili e comincia a palpare la donna contro la sua volontà. Jessica Leeds dice che Trump le ha toccato il seno, che era “come un polipo” e le sue mani “erano dappertutto”; dopo essere riuscita a liberarsi dalla morsa di Trump e a tornare alla sua postazione precedente, Jessica non ha fatto parola dell’accaduto “perché”, spiega, “in quegli anni le molestie erano l’abitudine. Ci avevano insegnato che era colpa nostra”. La seconda storia, riportata sempre dal New York Times, vede protagonista Rachel Crooks, una giovane donna che all’epoca dei fatti, nel 2005, aveva 22 anni e lavorava come receptionist per una società immobiliare con sede nella Trump Tower. Consapevole che la sua azienda aveva stretto degli affari con Donald Trump, vedendolo davanti ad uno degli ascensori, l’ignara Rachel Crooks si presentò al tycoon stringendogli la mano. Fu in quel momento che, a detta della donna intervistata dal Times, ebbe inizio il suo incubo: perché Trump quella mano non la lasciò scivolare via come avviene normalmente dopo un saluto; continuò a stringerla e poi baciò Rachel prima sulle guance e infine direttamente sulle labbra. Sconvolta dall’accaduto, la ragazza telefonò alla sorella residente nella piccola cittadina dell’Ohio da 1600 abitanti dov’erano cresciute. Questa le suggerì che forse poteva essersi trattato di un incidente, che forse Trump nell’atto di baciarla sulle guance, come a volte capita, l’aveva baciata per sbaglio sulla bocca: ma Rachel ne era certa, quello del miliardario era stato un atto volontario. A confermare l’accaduto è stato anche il fidanzato dell’epoca di Rachel, Clint Hackenburg, che racconta come una volta tornata a casa quella sera, la ragazza scoppiò a piangere quando lui le chiese com’era andata la sua giornata. In fondo, spiega Hackenburg, “Rachel aveva 22 anni, era il primo lavoro dopo il college e ricordo che disse ‘Non posso fare niente a quest’uomo perché lui è Donald Trump'”. Le testimonianze raccolte dal Times, per quanto inquietanti, non sono le uniche che in queste ore stanno mettendo a dura prova la candidatura del repubblicano. Anche la 36enne Mindy McGillivray, come riportato dal Palm Beach Post, sostiene di aver subito delle molestie da parte di Trump 13 anni fa. In questo caso Mindy si trovava nella tenuta di Mar-a-Lago di proprietà di Trump per aiutare un suo amico fotografo nel realizzare un servizio per il concerto di Ray Charles. Alla fine dell’esibizione, complice un po’ di confusione, secondo Mindy il magnate approfittò per tastarle con forza il sedere; lei sobbalzò e si voltò di scatto notando che Trump aveva distolto repentinamente lo sguardo simulando indifferenza. Sul momento decise di tacere e di evitare scenate, ma le ritornò alla mente un episodio di due anni prima in cui il repubblicano la prese sotto braccio chiedendole se non fosse una serata molto fresca nell’evidente tentativo di flirtare con lei sventato soltanto dall’arrivo inatteso dell’allora fidanzata Melania. L’ultima donna a far tremare Trump con i suoi racconti è una scrittrice, Natasha Stoynoff, che nel 2005 era inviata per il magazine People al seguito del magnate newyorchese. Giunta nella residenza del tycoon di Mar-a-Lago per intervistare lui e la moglie Melania ad un anno dal loro matrimonio, la Stoynoff si trovò a vivere una situazione inattesa. Come riporta la stessa Natasha a distanza di 11 anni dall’accaduto sul magazine per il quale scriveva all’epoca della presunta molestia, ad un certo punto lei e Trump si ritrovarono nella stessa stanza, quando il miliardario chiuse la porta, la mise contro il muro e “spinse la sua lingua nella mia gola”. Sono racconti di una violenza inaudita che condividono un comune denominatore: tutte le protagoniste di queste storie hanno deciso di rendere pubbliche le loro esperienze con Trump dopo averlo sentito dire al secondo dibattito di non aver mai fatto ad una donna nulla di quanto dichiarato nel video sessista del 2005. La forza che non hanno avuto sul momento, quella di opporsi ad un miliardario famoso in tutti gli Stati Uniti, l’hanno trovata pressoché simultaneamente: perché gli americani hanno il diritto di sapere chi è l’uomo che sta aspirando a guidare la nazione. Da parte del repubblicano e del suo staff, com’era ovvio aspettarsi, arrivano solo smentite, ma intanto l’opinione pubblica è scossa, quella femminile ancora di più. E se è vero che le donne hanno un intuito sviluppato rispetto agli uomini, questo vuol dire che sapranno discernere la verità dalla bugia nei racconti di questi giorni di fuoco. Se come scrivevamo in apertura, saranno loro a far perdere Donald Trump nelle Elezioni Usa 2016, avranno avuto le loro buone ragioni. (Dario D’Angelo)