Le Elezioni Usa 2016 non sono state il classico esempio di una corsa alla Casa Bianca vecchio stampo. A circa 3 settimane dal voto, se Donald Trump e Hillary Clinton fossero stati candidati “normali”, oggi negli Usa si discuterebbe di temi tanto importanti quanto noiosi: dalla politica estera all’economia, dal lavoro all’immigrazione. Invece no, oggi in America si parla delle accuse rivolte da alcune donne che dicono di avere subito delle molestie sessuali dal candidato repubblicano. Nelle ultime ore, alle quattro che per prime avevano denunciato gli assalti subiti dal tycoon in epoche e contesti differenti, se n’è aggiunta una quinta, Kristin Anderson. La donna ha raccontato che nei primi anni Duemila, mentre si trovava in una discoteca di Manhattan con i suoi amici, si è sentita palpare prima le gambe e poi tastare le parti intime, riconoscendo nel volto dell’assalitore quello di Donald Trump. Non si può negare che una situazione del genere non abbia precedenti nella storia della democrazia americana: mai si era arrivati al punto di discutere di un candidato alla Casa Bianca chiamato a rispondere di molestie a pochi giorni dall’Election Day. Ma se c’è una cosa che oggi Donald Trump deve temere, oltre al giudizio che gli americani stanno per esprimere, questa è la furia di Michelle Obama. La moglie del Presidente Obama, nel corso di un evento elettorale in favore di Hillary svoltosi giovedì scorso a Manchester, in New Hampshire, ha infatti pronunciato un discorso appassionato che Mark Landler, giornalista del New York Times, non ha esitato a definire come il più importante pronunciato da una first lady dai tempi in cui proprio la Clinton parlò, da moglie del presidente in carica Bill, all’Assemblea Generale dell’Onu del 1995. Michelle, con quell’arte oratoria eccellente che è anche il tratto distintivo del marito, è sembrata molto sincera nell’esprimere il suo disgusto verso Donald Trump. La first lady ha chiarito che non si tratta di una questione prettamente politica, a nulla importa che Trump sia il candidato del Partito Repubblicano: niente sarebbe cambiato se The Donald fosse stato l’uomo dei Democratici o dei Libertariani. Michelle non ha fatto mistero di non riuscire a mandare giù la questione delle molestie, ha sottolineato che pensare alle parole di Trump, che in un video risalente al 2005 si vanta di aggredire le donne sessualmente, l’ha scossa moltissimo “in un modo che non avrei mai immaginato”. La first lady ha detto che per quanto le piacerebbe fare finta di nulla, pensare che tutto ciò non sia mai successo in questa campagna elettorale, sorvolare sulle affermazioni di Trump sarebbe ipocrita e sbagliato perché, ha precisato Michelle replicando direttamente al miliardario, “quelle non erano chiacchiere da spogliatoio”. La moglie del presidente Obama ha usato delle espressioni molto vivide per suggerire il pericolo incombente sugli Stati Uniti in caso di vittoria di Trump: ha richiamato la sensazione di vulnerabilità provata dalle donne di tutto il mondo quando camminano per strada e sono sottoposte ai commenti volgari degli uomini; ha rievocato i racconti delle madri e delle nonne, che nelle loro vite hanno dovuto subire in silenzio il disagio di vivere all’interno di una società profondamente maschilista; ha parlato delle vessazioni che ancora oggi molte donne, pur svolgendo al meglio le loro mansioni, subiscono sul posto di lavoro dal loro capo, dicendo che questa campagna elettorale ha fatto tornare di moda questo tipo di pensieri ma, come riporta Il Post, “non possiamo continuare a sopportarlo, o esporre i nostri figli a tutto questo: non per un altro minuto, tanto meno per altri quattro anni. Ora è arrivato il momento, per tutti noi, di alzarci e di dire basta. Questo deve finire adesso”. Per cercare di indirizzare gli elettori a votare Hillary, Michelle ha fatto dei problemi di Trump una “questione di principio”. Perché il voto conta: ha importanza chi vincerà le prossime Elezioni Usa, soprattutto per il messaggio che i papà e le mamme di oggi daranno ai loro figli. Se a vincere sarà il Repubblicano, ha fatto intendere Michelle, i bambini americani cresceranno pensando che umiliare le donne è normale, visto che il primo ad averlo fatto è stato il loro Presidente; allo stesso tempo le bambine statunitensi, in caso di vittoria di Trump, si abitueranno all’idea di essere maltrattate. Sono i genitori del 2016 a scrivere il futuro dei loro figli secondo Michelle: sono loro i responsabili dell’America che verrà. Per questo la moglie del presidente ha esortato in particolare le donne americane a fare ciò che le loro antenate non hanno potuto fare in passato: determinare l’esito della corsa alla Casa Bianca. Michelle Obama ha chiamato a raccolta tutte le donne del Paese, gli ha chiesto di far risuonare forte e chiaro l’eco delle loro voci, delle loro conoscenze, del loro voto. Sarà anche per questo che Donald Trump nell’ultimo dibattito televisivo ha citato a sproposito proprio Michelle, dicendo che la first lady avrebbe parlato male in passato di Hillary Clinton. Il repubblicano sa bene quanto l’opinione pubblica dia ascolto al parere della moglie del Presidente, ma ora che le parole di Michelle lo stanno toccando direttamente, non è escluso che Trump, che di certo in questi mesi non ha fatto sfoggio di qualità da gentiluomo, riservi degli attacchi pesanti anche a lei. Di certo chi non la prenderebbe bene sarebbe per primo Barack Obama, e sarà forse questa la ragione, come riporta Politico, che ha spinto l’addetto stampa della Casa Bianca, Eric Schultz, a “consigliare” Trump dall’evitare ulteriori commenti sulla first lady, a meno di non voler precipitare ulteriormente nel gradimento degli americani. PS: adesso non prendete per sessisti anche noi, ma non vorremmo essere al posto di Donald Trump: avere contro una donna arrabbiata è già un bel problema, se poi si tratta di Michelle Obama sono guai seri…(Dario D’Angelo)