– Elezioni Usa 2016 che si avvicinano a grandi passi: l’8 novembre non appare più così lontano rispetto all’inizio della nostra rubrica. Ma la sfida per la Casa Bianca non riguarda solo ed esclusivamente Hillary Clinton e Donald Trump; e no, non ci riferiamo ai candidati alternativi, vedi Gary Johnson e Jill Stein. Ad avere un ruolo attivo in vista dell’Election Day sono anche i candidati alla vicepresidenza: per i democratici Tim Kaine, per i repubblicani Mike Pence. In America, per quanto mai come in queste Elezioni sia avvenuta una personalizzazione della campagna con Hillary e Trump veri e propri accentratori del dibattito, si è spesso soliti parlare di “ticket”. Clinton-Al Gore, Bush-Cheney, fino ad Obama-Biden, sono solo le ultime accoppiate che hanno guidato gli Stati Uniti. Per sapere quale sarà la prossima bisognerà forse dare un’occhiata all’imminente dibattito tv tra i candidati alla vice-presidenza. Sì, perché ad otto giorni dal primo faccia a faccia tra Clinton e Trump, a darsi battaglia saranno proprio i vice, chiamati a colmare gli spazi lasciati vuoti dai loro capitani, a rinvigorire i punti di forza dei “titolari”: in una frase sola a dimostrare che la squadra vincente è la loro. Ecco allora una guida sulle cose indispensabili da sapere in vista del dibattito del prossimo 4 ottobre tra Tim Kaine e Mike Pence.
-Partiamo col dire che il luogo del confronto sarà la Longwood University di Farmville, Virginia. Il via alla contesa sarà dato quando in America saranno le 21 del 4 ottobre, mentre in Italia saranno le 3 di notte del 5 ottobre. A moderare il dibattito sarà Elaine Quijano, una giornalista della CBS che ha seguito per la rete sia la convention repubblicana che quella democratica di luglio. La corrispondente, che ha origini filippine, sarà anche la prima giornalista asiatica-americana nella storia a condurre un dibattito politico di un’elezione generale. Elaine Quijano è diventata popolare nel 2011 quando una sua inchiesta svelò che la Casa Bianca non aveva inviato lettere di condoglianze alle famiglie dei militari che si erano suicidati; da allora l’amministrazione Obama modificò la sua condotta.
Come riportato da Politico.com, il format del dibattito prevede nove segmenti da dieci minuti; di volta in volta Quijano farà una domanda d’apertura alla quale Kaine e Pence potranno rispondere per due minuti a testa. Se rimarrà del tempo la moderatrice potrà sfruttare il tempo a disposizione per approfondire un determinato argomento.
Così come avvenuto per il dibattito principale tra Clinton e Trump, l’attenzione dei media riguarda non solo la performance in sé, ma anche la preparazione che questa richiede ai contendenti. Se i candidati alla Casa Bianca avevano affrontato i giorni precedenti il dibattito in maniera totalmente diversa, Hillary attenta a non lasciare nulla al caso svolgendo un vero e proprio allenamento, Trump preoccupandosi soltanto di non apparire impostato, per quanto riguarda i vice la situazione è più uniforme. Tanto Kaine, quanto Pence si stanno preparando al faccia a faccia simulando dei dibattiti grazie all’aiuto di persone che fanno di tutto per cercare di impersonare nella maniera più credibile il rispettivo avversario. Nel caso di Tim Kaine a vestire i panni di Mike Pence è stato Robert Barnett, un importante avvocato di Washington, mentre per quanto riguarda il repubblicano lo “sparring” è stato Scott Walker, già candidato alle ultime primarie Repubblicane e governatore in carica dello stato del Wisconsin.
-Se qualcuno si sta chiedendo come mai il dibattito televisivo sarà un faccia a faccia ristretto a Tim Kaine e Mike Pence la risposta è semplice: ricordate la questione del ticket? Sia Bill Weld, aspirante vicepresidente del Partito Libertariano, sia Ajamu Baraka candidato alla vicepresidenza per i Verdi, pagano infatti il mancato raggiungimento della soglia del 15% nei sondaggi su scala nazionale da parte dei loro leader, rispettivamente Gary Johnson e Jill Stein.
Nel dibattito tra aspiranti vicepresidenti l’obiettivo di Tim Kaine è quello di rafforzare l’impressione destata da Hillary Clinton nel primo confronto, riuscendo (se possibile) a mantenere la discussione sui difetti che a detta di molti fanno di Donald Trump uno dei candidati meno qualificati per la presidenza nella storia degli Stati Uniti; al contrario Mike Pence sarà concentrato nel tentativo di mostrare il lato “moderato” del ticket repubblicano; da parte sua non mancheranno gli attacchi ad Hillary Clinton, ma difficilmente saranno di carattere personale: più probabile che l’esponente del Gop rinfacci all’ex Segretario di Stato di non essere stata in grado di attuare le sue idee in tanti anni al governo.
La sfida tra Kaine e Pence sarà guardata con interesse innanzitutto da tutti gli appassionati di politica americana (noi compresi), ma a farci compagnia saranno diversi milioni di elettori statunitensi. Secondo quanto riportato da Politico, che come fonte cita Nielsen Ratings, il dibattito che nel 2008 vide fronteggiarsi Joe Biden (allora aspirante vice di un giovane senatore di nome Barack Obama) e Sarah Palin (numero due del Gop targato John McCain) venne visto in tv da 69.9 milioni di telespettatori: un risultato superiore al record che aveva resistito fino ad allora risalente al faccia a faccia tra l’italoamericana Geraldine Ferraro (aspirante vice di Walter Mondale) e George Bush padre (che poi divenne il vice d Ronald Reagan) che nel 1984 fu seguito da 56.7 milioni di persone. Numeri imponenti, ma comprensibilmente inferiori a quelli dei dibattiti tra candidati alla presidenza. Sempre Nielsen fa sapere che il confronto tra Trump e Clinton è stato visto da 84 milioni di spettatori, quasi 4 in più degli 80.6 che nel 1980 si incollarono davanti al televisore per seguire il primo duello fra il presidente uscente Carter e il repubblicano Ronald Reagan.
Tutto ciò che bisogna sapere sul dibattito tra aspiranti vicepresidenti lo abbiamo detto: luogo, orario, arbitro, modalità, assenti, obiettivi e spettatori. Manca un dato, lo ammettiamo: l’esito. Ma per quello non ci resta che attendere qualche ora: e se saranno fuochi d’artificio, tanto meglio. (Dario D’Angelo)