-L’attacco informatico che ieri ha colpito centinaia di siti web negli Usa non sorprende PhasaByte, hacker appartenente al collettivo russo Apt 28 intervistato in esclusiva da Quotidiano.net, non si è detto sorpreso dall’offensiva subita dai portali statunitensi:”È vero che da anni c’è uno grande scontro tra Usa e Russia, ma non è una cosa nuova. Mosca e Washington investono miliardi sul furto di dati e informazioni. Qui parliamo di eserciti di hacker, una cosa mai vista prima, e non è escluso si passerà ad azioni più mirate e aggressive. Se gli Stati Uniti hanno annunciato pubblicamente una controffensiva vuol dire che sanno dove andare a colpire e sicuramente andranno a reperire informazioni che danneggeranno il mio Paese dal punto di vista economico, come per esempio il patrimonio di Putin, i suoi rapporti scomodi con la Siria e molto altro”. Insomma, sembra proprio che siamo solo all’inizio delle ostilità…
-L‘attacco hacker che per alcune ore nella giornata di ieri ha messo ko diversi siti Usa potrebbe essere l’antipasto di un’offensiva anche più grave in grado di creare scompiglio in America durante l’Election Day del prossimo 8 novembre. È questo il timore espresso da alcuni media, Politico.com in primis, preoccupati del fatto che gli hacker che hanno penetrato le difese di colossi del web come Twitter e eBay non dovrebbero avere particolari difficoltà a prendere il controllo del sistema informatico che gestisce il processo elettorale e a creare problemi sia nel conteggio dei voti che di conseguenza nelle informazioni indirizzate ai cittadini americani. Un eventuale attacco hacker potrebbe causare una grande incertezza sui risultati reali della sfida Clinton-Trump, generando il caos in un’elezione la cui regolarità è stata già messa in dubbio dal candidato Repubblicano. Per questo motivo, come riporta Rainews, sono tanti gli utenti che sui social invitano ad esprimere la propria preferenza il prima possibile (vista l’opportunità garantita dal voto anticipato) bruciando sul tempo eventuali malintenzionati del web.
-Dopo l’attacco hacker subito dagli Stati Uniti nella giornata di ieri, con centinaia di siti web (tra cui Twitter, Spotify, Reddit, eBay e New York Times) messi fuori uso per alcune ore, c’è una domanda che assilla gli americani: chi è il mandante dell’offensiva? I primi sospetti, viste le recenti tensioni nei rapporti bilaterali, sono caduti sulla Russia, mentre più tardi si è pensato alla Cina, con cui le relazioni non sono mai completamente distese. A dirigere l’attacco, però, potrebbe essere stato in realtà WikiLeaks, il sito anti-segreti fondato da Julian Assange, che non a caso ha pubblicato una serie di tweet quanto meno “sospetti”. Prima l’invito a “smettere di spegnere internet negli Usa” indirizzato ai propri sostenitori; poi la conferma che “avevano dimostrato il punto”. A segnalare questi cinguettii è stato l’Independent: possibile che dieto l’attacco hacker ci sia ancora una volta WikiLeaks?
Stati Uniti sotto attacco degli hacker: i siti internet più importanti del Paese hanno subito una serie di attacchi hacker violenti. Si infiammano così le polemiche sulla “guerra” tecnologica con Russia e Cina. Tutto è cominciato con Dyn, la piattaforma di web hosting Usa che ha annunciato di essere stata colpita da due attacchi DDoS: per almeno un paio d’ore alcuni siti internet famosissimi – come Twitter, Spotify, Cnn, New York Times, Financial Times, Netflix, Visa, eBay e Reddit – sono rimasti al buio. L’offensiva ha avuto ricadute importanti dal punto di vista economico: i profitti, infatti, crollano. Un attacco hacker ad aziende che operano esclusivamente online è, dunque, considerabile un attacco agli Stati Uniti d’America. Non è ancora chiara la matrice dell’attacco: è caldissima la pista che porta alla Russia, visti rapporti tra i due Paesi e le capacità informatiche degli hacker russi. Qualche ora prima era emersa la notizia di un altro attacco informatico avvenuto nei giorni scorsi e che vede protagonista la Cina: nel luglio scorso la portaerei con potenza nucleare Ronald Reagan, in manovra nel Mar Cinese meridionale, è stata presa di mira da hacker cinesi, che hanno carpito informazioni sulle manovre militari americane. La notizia è stata lanciata da FireEye, società di sicurezza informatica, e poi battuta dal Financial Times: le caselle email di funzionari di governo americani presenti sulla portaerei sarebbero stati inondati da mail infette, il giorno prima della sentenza del tribunale dell’Aia sulla lite tra Manila e Pechino sulle isole Spratly, nel Mar Cinese Meridionale.