-Che Donald Trump non fosse un candidato normale lo si era capito fin dall’inizio di queste Elezioni Usa 2016. Bastava guardare alla sua storia per farsene un’idea: mai era esistito un aspirante Presidente privo di una qualsiasi esperienza politica o militare che fosse riuscito a conquistare la nomination di uno dei due maggiori partiti americani. La conferma della sua diversità, però, è riscontrabile anche oggi, a poco più di 10 giorni delle Elezioni che decideranno il futuro degli Stati Uniti e del mondo intero. E non sono le sue parole divisive, i suoi commenti fuor di luogo, le sue proposte inconciliabili con la storia a stelle e strisce a farci notare che Trump non è come tutti gli altri candidati alla Casa Bianca del passato. No. Gli altri, che alla fine abbiano vinto o abbiano perso, hanno tentato fino in fondo, fino all’ultimo secondo di campagna elettorale, di provare a portare a casa la vittoria. Con questo non vogliamo dire che Trump si sia arreso, ma al netto delle sue preoccupazioni sulle presunte elezioni truccate, ad oggi il suo pensiero maggiore non sembra tanto evitare una sconfitta contro Hillary Clinton, piuttosto salvare il brand Trump, guadagnare milioni di dollari, preservare l’immagine nel mondo di uomo di successo. La prova la si è avuta nell’ultima settimana: lunedì la sua pagina Facebook ha lanciato una sorta di notiziario serale proseguendo di fatto sulla scia di quanto avvenne prima del terzo dibattito con Hillary, quando sul suo profilo social venne trasmessa una diretta con tanto di conduttori ed ospiti pronti a parlare del confronto. Martedì ha accolto la stampa all’interno del suo resort di Miami con campo da golf annesso dopo aver fatto tappa in Florida. E, per finire, mercoledì si è recato a Washington per il taglio del nastro del suo nuovo hotel. Proprio lì, a Washington, dove già si è recato per 4 volte negli ultimi mesi, Trump ha risposto a quei giornalisti che gli hanno fatto notare che forse potrebbe spendere meglio il suo tempo, visto il ritardo nei sondaggi da Hillary, andando in cerca di voti negli stati in bilico piuttosto che presenziando ad inaugurazioni ed eventi. Ma è qui che esce fuori la vera natura di Trump, quella di un imprenditore il cui sogno nemmeno troppo nascosto è quello di diventare il primo candidato della storia a trarre un beneficio economico dalla corsa alla Casa Bianca, piuttosto che a rimetterci di tasca propria. Trump smentisce di non essere concentrato sulla campagna elettorale elencando gli appuntamenti della sua agenda: sostiene di essersi fermato soltanto il giorno prima in 8 posti diversi, di avere tenuto 3 comizi e di averne in programma di nuovi in North Carolina, in Florida e poi in New Hampshire; come sempre attacca Clinton, tira fuori la vecchia questione per cui Hillary passerebbe troppo tempo a riposare, e ancora una volta lamenta la disparità di trattamento della stampa tra lui e la Democratica, ribadendo che si tratta di una domanda ‘maleducata’ da parte dei cronisti visto che Clinton dopo un comizio ‘va a casa e dorme’. La sensazione è che la strategia di marketing sia molto più precisa di quella politica: Trump annuncia il rischio di elezioni truccate? Ecco pronta la Trump TV, creata per sopravvivere anche alla fine dell’esperienza da protagonista politico del tycoon e ad intercettare i malumori, i sospetti e le arrabbiature di un elettorato che non potrà che sentirsi truffato dopo tante polemiche e allusioni. Trump deve recuperare terreno in Florida? Approfittiamone per una passata al resort di famiglia di Miami. Trump punta alla Casa Bianca? Male che va avrà sempre un posto in cui dormire a Washington, il suo nuovo hotel. E menomale che sono altri a lavorare per lui, a cercare un nesso tra gli affari e la politica, tra il guadagno e la gloria, tra le faccende private e quelle pubbliche. Uno di questi è Newt Gingrich, ex speaker della Camera dei Rappresentanti repubblicano molto vicino al tycoon, pronto ad evidenziare che il messaggio che Trump ha scandito al taglio del nastro del suo albergo in quel di Washington:’Sotto budget e prima del previsto’, ha in realtà un significato prima di tutto politico. Così come la macchina organizzativa di Trump è riuscita a realizzare l’hotel risparmiando sui costi e sui tempi preventivati, così un’amministrazione Trump, è convinto Gingrich, eliminerebbe tutti quei passaggi burocratici che non fanno altro che rallentare l’America. La stessa Ivanka Trump, figlia e a sua volta imprenditrice nell’azienda di famiglia, cerca di suscitare l’empatia del popolo americano a margine dell’inaugurazione, invitando gli elettori a ragionare così come le ha insegnato il padre, l’uomo che l’ha sempre spinta a vedere ‘le cose non per come sono, ma per quello che potrebbero diventare’. Non sappiamo se gli americani raccoglieranno quest’appello, non ci è dato sapere se Trump ha ancora tempo per provare a sovvertire tutti quei pronostici che lo danno sconfitto prima del tempo contro Hillary Clinton. Però viene quasi da capirlo: sull’orlo del baratro politico, incapace di realizzare quella svolta tanto attesa dai suoi sostenitori, Trump sta cercando di uscirne senza troppi danni dal punto di vista economico, e a guadagnare qualcosa anche da questa esperienza, se possibile. Del resto anche Donald Trump tiene famiglia. (Dario D’Angelo)



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