“Il conflitto Renzi-Orban mette in evidenza le profonde contraddizioni dell’Unione Europea. La grave colpa di Bruxelles è il fatto di non avere previsto la crisi dei migranti e non avere fatto nulla per contrastare i trafficanti di esseri umani intervenendo a ridosso delle coste libiche”. E’ l’analisi di Marcello Foa, direttore del Corriere del Ticino e docente di comunicazione. Venerdì il presidente del consiglio ungherese, Viktor Orban, è tornato a polemizzare con il nostro Paese: “La politica interna italiana è un terreno difficile. L’Italia ha difficoltà di bilancio con un deficit che aumenta, mentre stanno arrivando in massa i migranti, con spese ingenti. Renzi ha tutte le ragioni per essere nervoso”. Dura la replica del nostro capo del governo: “Evidentemente abbiamo colto nel segno, leggo un elemento di preoccupazione nei nostri amici dell’Est ma deve essere chiaro che l’Italia non è più il salvadanaio da cui andare a prendere i soldi”.



Renzi e Orban si sono scontrati sui migranti. Qual è la posta in gioco?

Si tratta di uno scontro tra due leader ciascuno dei quali ha ragione. Per Orban, noi non possiamo farci invadere dagli immigrati, il fenomeno ha proporzioni enormi e ogni singolo Paese in una certa misura deve porre dei freni. Per Renzi, l’Italia è sottoposta a un’invasione senza precedenti e le regole dell’Unione Europea impongono una suddivisione equa dei rifugiati. Dal suo punto di vista non è giusto che l’Italia sia l’unica a farsene carico, anzi anche l’Ungheria insieme agli altri Paesi deve prendersi la sua quota. Il punto è che questa crisi rischia di mettere in evidenza le profonde contraddizioni dell’Unione Europea.



Che cosa non sta funzionando?

Se noi andiamo a vedere quanto è successo sia in Grecia sia in Italia, l’Ue è stata incapace di gestire il fenomeno migratorio. L’unica eccezione è la Spagna che ha creato un muro al confine con il Marocco, rendendo molto difficile raggiungere le sue coste. Le migrazioni sono un fenomeno storico che avviene da sempre e che può essere salutare se si verifica in proporzioni controllabili, in modo tale che la popolazione che riceve gli immigrati abbia il tempo di assorbirli e amalgamarli. Quando invece diventa un fenomeno indiscriminato e di massa come sta avvenendo ormai da un paio di anni a questa parte, suscita una reazione di autodifesa e paura.



Quali sono le responsabilità dell’Unione Europea?

La grave colpa dell’Ue è il fatto di non avere previsto la crisi e non avere fatto nulla per contrastare i trafficanti di esseri umani, intervenendo a ridosso delle coste libiche. Ciò che è evidente è l’impotenza sia dell’Europa sia del governo Renzi di fronte a questo fenomeno. Gli scafisti la fanno sempre franca: è un business colossale che parte dalle coste della Libia, ed è lì che bisognerebbe intervenire.

In concreto che cosa bisogna fare? 

Serve il coraggio di fare dei blocchi navali, che andrebbero autorizzati e incoraggiati dall’Ue. In assenza di questi blocchi l’Europa non fa che peggiorare la situazione. Bisogna pensare a soluzioni dissuasive, non tanto nei confronti dei migranti quanto piuttosto degli scafisti che ci speculano. Questi ultimi sono persone orribili che prendono quasi tutti i risparmi dei profughi per poi mandarli allo sbaraglio. Quindi nella migliore delle ipotesi le portano a disperazione e povertà, e nella peggiore a tragedie del mare che noi ben conosciamo.

 

Per tornare alle recenti polemiche, perché ultimamente Renzi può permettersi di fare la voce grossa nei confronti dell’Ue?

In realtà lo sta facendo solo fino a un certo punto. Sì fa veramente la voce grossa quando si picchiano i pugni sul tavolo e si riesce a ottenere un cambiamento delle regole, cosa che Renzi fino a questo momento non ha fatto. Su questo c’è quindi molta cortina fumogena. L’aspetto più interessante è piuttosto un altro…

 

Quale?

La visita di Renzi alla Casa Bianca del 18 ottobre scorso segna un cambiamento nel rapporto con gli Stati Uniti. Finora gli Stati Uniti avevano come loro baluardo la Gran Bretagna, la quale coordinava con Washington le sue politiche anche all’interno dell’Unione Europea. Oggi ci troviamo con una Germania molto forte, anzi per certi versi anche troppo. La Francia si avvicina alle elezioni, e François Hollande non può essere considerato un alleato con le mani libere. La Spagna per mesi è rimasta senza governo, e solo adesso sembra ne abbia trovato uno.

 

Quindi agli Stati Uniti non resta che l’Italia?

Sì, tanto è vero che l’Italia è stata improvvisamente rivalutata a Washington perché Renzi può difendere o dare voce a certe istanze americane come prima faceva la Gran Bretagna. La grande cena di Stato alla Casa Bianca in termini diplomatici ha una valenza molto forte per un Paese come l’Italia, ed è un elemento nuovo che può cambiare diversi equilibri.

 

Anche a prescindere dall’esito delle presidenziali Usa?

In questo caso c’è una variante nuova: Donald Trump. Se vince Hillary Clinton, l’investitura di Renzi sarà confermata. Il nostro premier si è molto esposto elogiando più volte il candidato democratico, facendo tra l’altro infuriare la Farnesina. Questo è un indicatore della scommessa che sta facendo Renzi. Se invece dovesse vincere Trump, si rimetterà tutto in discussione e probabilmente anche questo appoggio di Renzi alla Clinton rischia di costare caro all’Italia o comunque di non agevolare il dialogo con la nuova amministrazione americana.

 

(Pietro Vernizzi)