In un articolo pubblicato dal Washington Post in occasione del suo 85esimo compleanno, l’arcivescovo Desmond Tutu, da tempo ricoverato in ospedale, ha rivelato di desiderare, in caso ce ne fosse bisogno, una morte assistita, cioè l’eutanasia. Già nel 2014 il premio Nobel per la pace e simbolo della lotta anti apartheid in Sud Africa, si era detto a favore della morte assistita, ma senza specificare se la ritenesse applicabile anche a se stesso. Adesso lo ha detto in modo esplicito: “non desidero essere mantenuto in vita a ogni costo”. Da circa un mese, in seguito a complicazioni che hanno necessitato di un intervento chirurgico, Tutu si trova in ospedale, non è chiaro quali siano oggi le sue condizioni esatte di salute. “Spero di essere trattato con compassione e che mi sia permesso il trapasso nella fase successiva del viaggio della vita nel modo in cui io lo desidero” ha aggiunto. Perché vietare agli altri il diritto di questa decisione – ha scritto ancora – a prescindere da quello che uno desidera per se stesso? “Per coloro che soffrono dolori insopportabili e si stanno avvicinando alla fine delle loro vite, il solo fatto di sapere che ci sia la possibilità di una morte assistita dà loro un conforto indescrivibile” si legge ancora nell’articolo. In Sud Africa non esiste alcuna legge a favore dell’eutanasia, anche se nell’aprile 2015, in un caso che fece molto scalpore, un tribunale concesse a un malato terminale la possibilità di morire, aprendo così la discussione sull’eutanasia.



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