“La battaglia di Aleppo è stata definita la madre di tutte le battaglie: chi riesce a vincere lì mette a segno molti punti. Assad ha degli obiettivi molto chiari, perché è conscio di non potere rioccupare l’intero Paese. Intende quindi riprendere il controllo su quella che definisce, con un termine di suo conio, come la Siria utile”. E’ quanto afferma Camille Eid, intellettuale libanese residente in Italia e giornalista di Avvenire. L’inviato dell’Onu, Staffan De Mistura, ha proposto che ai militanti del Fronte di Al Nusra presenti ad Aleppo sia consentito di abbandonare la città portandosi dietro le armi. Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha risposto favorevolmente impegnandosi a sollecitare il governo siriano ad accettare questa mediazione.



Camille Eid, lei ritiene che in questo modo si possa realmente fermare lo spargimento di sangue in corso ad Aleppo?

E’ evidente che Staffan De Mistura ce la sta mettendo tutta pur di risparmiare altre tragedie alla città di Aleppo, al punto che si è dichiarato disponibile ad accompagnare personalmente coloro che usciranno. Sono rimasto toccato perché si capisce che De Mistura è sincero nella sua iniziativa.



Quanti sono i ribelli presenti ad Aleppo Est?

In totale si stimano a circa 10mila gli uomini armati nei quartieri orientali di Aleppo, rispetto a cui Al Nusra rappresenta circa un quinto, pari a 2-3mila militanti.

Se loro se ne andassero i combattimenti cesserebbero?

Poniamo che Al-Nusra accetti di abbandonare Aleppo: in città rimarrebbero gli altri 7mila ribelli. Siamo sicuri che poi in cambio di questa uscita il regime smetterà di bombardare o di assediare la popolazione civile? E’ questa la vera domanda cui dobbiamo rispondere, e non quale sarà la sorte dei combattenti. Quello che non si capisce è che cosa offre il regime di Assad in cambio del fatto che Al-Nusra accetti di abbandonare Aleppo. Il governo siriano non si è impegnato chiaramente a fare cessare i bombardamenti, né a interrompere l’assedio e a lasciare entrare gli aiuti.



Al Nusra è l’unica formazione estremista ad Aleppo?

Il paradosso è che Al Nusra ha annunciato la fuoriuscita da Al Qaeda, ma lo ha fatto con il beneplacito di Ayman Al Zawahiri, il successore di Bin Laden. E’ evidente quindi che si è trattato di un divorzio simulato. I ribelli che resterebbero ad Aleppo non sono comunque tutte fazioni moderate, di modo che appena se ne andrà Al Nusra cessino i bombardamenti. Nessuno d’altra parte ha parlato di una fuoriuscita da Aleppo degli altri gruppi armati, in modo da liberare un passo alla volta la città dalla presenza di ribelli.

Se la proposta di De Mistura non risolve i problemi, allora come se ne esce?

Nella Bibbia, nel libro dei Re, c’è un episodio della vita di Salomone in cui due donne gli si presentano reclamando lo stesso figlio. Salomone propone di tagliare il bambino in due e darne metà a ciascuna. Una delle due a quel punto grida: “Dallo all’altra, ma lascialo vivo”. A quel punto Salomone capisce che è lei la sua vera madre. La divisione di Aleppo assomiglia un po’ a questo figlio che viene tagliato in due. Uno dei due dovrebbe dire all’altro: “Vieni a prenderti la città, ma smettila di bombardarla”. Chi veramente tiene all’integrità e alla salvezza della popolazione dovrebbe fare come la madre di quel bambino.

 

Lei come si spiega il pressing di Russia e Assad sui ribelli nell’attuale fase?

La battaglia di Aleppo è stata definita “la madre di tutte le battaglie”: chi riesce a vincere lì mette a segno molti punti. Assad ha degli obiettivi molto chiari, perché è conscio di non potere rioccupare l’intero Paese. Intende quindi riprendere il controllo su quella che definisce, con un termine di suo conio, come la “Siria utile”.

 

Che cosa intende dire Assad con questa espressione?

In questo modo il regime di Damasco indica il fatto di non essere interessato né al deserto né a Raqqa né a Deir Al Zhor né all’entroterra nel suo complesso. Non a caso tutti i bombardamenti del regime si sono concentrati sulle zone controllate dai ribelli per ricompattare la zona sotto al suo controllo. Assad vuole creare una fascia che vada da Aleppo fino a Daraa nel Sud, comprendendo quindi tutte le grandi città come Homs, Hamaa e Damasco.

 

L’intervento russo sta avendo gli effetti sperati?

Assad ha fatto dei progressi, anche se in un anno di bombardamenti russi non ci sono stati guadagni territoriali determinanti. Casomai l’intervento russo ha permesso ad Assad di tornare a “galleggiare” e recuperare quanto aveva perduto. Un anno fa, prima dell’intervento di Mosca, Assad controllava soltanto il 18 per cento del territorio siriano in termini di superficie.

 

E oggi?

Oggi non ci sono più sacche di ribelli nella zona di Latakia e l’esercito del regime è riuscito a ristabilire un collegamento con i villaggi sciiti a nord di Aleppo. I maggiori successi però sono stati conseguiti nella zona di Homs e Palmira. Assad quindi ha un piano molto chiaro, ma la vittoria ad Aleppo non significa vincere la guerra. Anzi casomai potrà consacrare la divisione della Siria.

 

(Pietro Vernizzi)