“Non è stata una campagna ma piuttosto un incredibile e grande movimento (…), un movimento che comprende americani di tutte le razze, religioni, contesti e credenze”: così Donald Trump nel suo discorso dopo la vittoria. Sarà stato l’uso della parola “movimento” a far scattare in piedi dalla gioia Beppe Grillo. In realtà, come spiega Edward Luttwak, con quella parola Trump “ha voluto invitare tutti i vari gruppi identitari in cui è attualmente spaccata la società americana, dagli ambientalisti ai gay, dai libertarian ai transessuali eccetera, a ricompattarsi per recuperare una comune appartenenza americana”. E’ un dato di fatto che gli Usa non siano mai stati spaccati in due come dopo questa campagna elettorale, tra due visioni politicamente opposte. E’ proprio su questo aspetto, ricostruire l’unità, che si gioca la più grande sfida per il presidente americano appena eletto, ha detto ancora Luttwak.



Che impressione le ha fatto il discorso di Donald Trump dopo la vittoria elettorale?

Mi è sembrato il classico discorso che ogni nuovo presidente fa, il quale per iniziare il suo mandato col piede giusto deve preoccuparsi di tutti i cittadini, presentandosi appunto come il presidente di tutti e non di una sola parte, quella che ha vinto.



Il primo incontro ufficiale tra il presidente uscente Barack Obama e il nuovo presidente è sembrato più cordiale del previsto, è d’accordo?

Sì, anche se le divisioni di base permangono. Va detta una cosa: Obama ha voluto replicare quanto George Bush Jr. fece con lui quando vinse le elezioni.

Cioè?

Bush fece qualcosa di davvero inedito, mai successo prima, scavalcando il protocollo ufficiale. Invece di lasciare la Casa Bianca all’ultimo momento come prevede la legge, limitandosi al procedimento formale, aveva ordinato a tutti i suoi funzionari di cooperare al cento per cento con quelli di Obama. Inoltre aveva anche ordinato di consegnare tutti i documenti segreti di Stato a Obama senza aspettare il momento del suo ingresso ufficiale.



Perché fece questo?

Anche allora l’America si presentava molto divisa e fu un gesto che Obama apprezzò così tanto che disse che quando sarebbe toccato lui avrebbe fatto lo stesso, per incoraggiare il superamento, come aveva fatto Bush, delle contrapposizioni tra vinti e vincitori e facilitare così i compiti del successore.

Secondo lei funzionerà con Donald Trump?

Da un punto di vista formale sì, e lo si è visto nello scambio di cortesie tra i due nell’incontro ufficiale. Ma certamente tutti i decreti di Obama che il congresso aveva rifiutato, le sue proposte di legge in direzione socialdemocratica europea, saranno la prima cosa che Trump eliminerà appena avrà il potere. 

Per esempio?

Tutto quello che riguarda l’ambiente, la lotta al riscaldamento globale, per sostenere invece la rinascita dell’industria carbonifera.

 

Altri aspetti a cui Trump darà la priorità?

I lavori pubblici: ha già parlato di investimenti per infrastrutture pari a 500 milioni di dollari. A Trump interessa dar lavoro ai giovani, non è interessato agli anziani che sono un costo per lo stato, vuole costruire opportunità per il futuro, ed è quello che ha fatto per tutta la vita: investire costruendo. 

 

Il suo contrasto con Wall Street e il mondo della finanza sarà reale o era solo propaganda elettorale?

Anche qui farà quello che ha sempre fatto. Quando faceva l’imprenditore piuttosto che mettere i soldi nelle banche li distribuiva fra i suoi dipendenti. Per Trump tutta Wall Street potrebbe anche fallire domani.

 

Il Partito repubblicano ha voltato le spalle a Trump in questa campagna elettorale, che cosa succederà adesso al suo interno?

I repubblicani sapevano bene che se Trump si fosse comportato bene durante la campagna elettorale evitando scandali di tipo sessuale e presentandosi anche minimamente preparato al dibattito sui grandi temi, avrebbe vinto in 49 Stati su 50. Hanno finto di non appoggiarlo, ma hanno sperato nella sua vittoria. Adesso saranno tutti con lui.

 

Concorda con i nomi che si stanno facendo per la squadra di governo?

Newt Gingrich segretario di stato, Rudolph Giuliani alla giustizia. Non sono una novità, sono incarichi che erano già stati offerti loro.