Dopo che oltre 100mila fondamentalisti islamici erano scesi in piazza per chiedere di condannare il governatore cristiano di Jakarta, è scattata la denuncia per blasfemia. Ancora una volta i politici e i magistrati dei paesi a maggioranza islamica si piegano alle pressioni dei radicali e obbediscono all’urlo della piazza. Basuki Tjahaja Purnama detto “Ahok” dovrà subire adesso un processo insieme ad altre persone con l’accusa di blasfemia, aver cioè insultato la religione islamica. Non è stato arrestato ma non può lasciare l’Indonesia. Contro di lui le accuse di 40 testimoni. In un comizio tenutosi lo scorso settembre il governatore avrebbe citato la 51ma sura del quinto capitolo del Corano che direbbe ai musulmani di non votare un politico in maniera sbagliata. Il governatore in seguito si è scusato e i musulmani moderati lo hanno perdonato, ma non i moltissimi fondamentalisti che animano il paese asiatico. Secondo quanto riporta oggi l’agenzia Asianews le parole del governatore sono state abilmente manipolate da un docente di comunicazione alla London School di Jakarta, Buny Yani, con lo scopo preciso di incastrarlo. In caso di condanna Ahok rischia fino a cinque anni di carcere e ovviamente la fine della sua carriera politica.