Preoccupanti notizie arrivano in queste ore dalla Francia: secondo quanto dichiarato da Pierre-Franck Chevet, presidente dell’Authority francese sulla sicurezza nucleare (Asn), la situazione degli impianti nucleari nel Paese non sarebbe così stabile come si è creduto fino a oggi. “Lo scenario è peggiorato dall’aprile 2015 – ha detto Chevet al quotidiano francese Le Figaro – Con la scoperta di un eccesso di carbonio nell’acciaio della vasca dell’EPR (reattore pressurizzato europeo), siamo passati da una brutta sorpresa all’altra. Attualmente dodici reattori sono fermi o stanno per essere fermati, per controllare che l’eccesso di carbonio scoperto nell’acciaio non alteri la capacità di resistenza meccanica dei generatori di vapore“. Parole che, nonostante la pacatezza, sono molto preoccupanti dato che la fuga di scorie nucleari potrebbe essere un problema enorme non solo per la Francia, ma anche per l’Europa.
Benché sia poco noto all’opinione pubblica, in Francia c’è stato nel 1980 un incidente nucleare che, fortunatamente, non ha avuto conseguenze per la popolazione e l’ambiente circostante. In quell’anno, infatti, a Saint-Laurent-Nouan, si è fuso un canale del carburante del reattore. Non furono rilasciate scorie, e la situazione venne aggiustata subito, ma è comunque un precedente che adesso spaventa la società francese, dato che in Francia sono presenti 19 centrali nucleari e 58 reattori. Un altro incidente ci fu nel 2011, quando ci fu un’esplosione in una centrale nucleare vicino a Nimes: lì, perse la vita un uomo. Anche perché, a quanto pare, alcuni dossier sull’anomalia genetica dei reattori, sono stati tenuti nascosti per anni, cosa che ha scatenato la rabbiaia di Pierre-Franck Chevet, che denuncia: “L’esistenza di pratiche inaccettabili dall’inizio degli anni Sessanta nella fabbrica del Creusot: l’esistenza di 400 dossier volontariamente nascosti al cliente e all’Asn, e riguardanti anomalie, nonché la scoperta di documenti di fabbricazione che appaiono falsificati“. Insomma, tempi duri per il nucleare francese: che quest’anno si rischi l’insufficienza energetica?